Storia vera di Hind Lafram raccolta da Angela Altomare
Sono in partenza per la Calabria. È la prima volta che ci vado. Mi hanno invitata a partecipare alla Cosenza Fashion Week, un evento dedicato alla moda durante il quale avrò l’opportunità di raccontare la mia esperienza di giovane stilista di moda made in Italy per musulmane. Devo ammettere che ripercorrere la mia storia mi fa sempre un certo effetto. Sembra incredibile, ma anche se mi considero una persona caparbia, determinata e testarda, in questi casi ho sempre un po’ di emozione.
Mi chiamo Hind Lafram e ho 24 anni. Sono nata in Marocco, precisamente a Casablanca, ma da quando avevo due anni vivo a Torino. Nel 1990 mio padre si è trasferito in Italia per lavorare come muratore. Dopo qualche anno l‘ho raggiunto insieme a mia madre e ai miei fratelli.
Ho avuto fin da piccola il pallino per la moda. In casa avevamo una vecchia macchina da cucire. Prima di sposarsi, mia madre aveva lavorato come sarta e, arrivata in Italia, aveva anche seguito dei corsi di cucito. A volte penso che la passione per la moda l’ho ereditata un po’ da lei. L’ho sempre vista con ago e filo in mano a fare l’orlo ai pantaloni, ad accorciare e sistemare gonne e vestiti. A 11 anni spinta dalla curiosità anch’io ho deciso di imparare. Le prime cose che ho creato sono stati degli abiti per le bambole. All’inizio era solo un gioco. Ogni sabato, lei e io andavamo in un mercato vicino casa, un vero e proprio paradiso delle stoffe, per cercare degli scampoli. Per me era sempre una festa. Sceglievo personalmente i tessuti e i colori. Tornata a casa, rimanevo seduta ore e ore alla macchina da cucire. Adoravo passare le dita sulla stoffa, sentire quanto era soffice e leggera per poi tagliarla e darle una forma. Ogni pezzo di stoffa, anche il più piccolo, poteva avere finalmente una nuova vita.
La mia famiglia è di religione musulmana. Poco prima di andare alle scuole superiori ho scelto di indossare anch’io lo hijab, il velo islamico che si allaccia sotto la gola e che viene utilizzato dalle donne per coprire il capo e le spalle. Ho avuto un’adolescenza uguale a quella di tante ragazze della mia età. Mi piaceva già allora vestire alla moda e prendermi cura del mio look. Peccato però che i capi che trovavo nei negozi spesso non erano adatti ai precetti dell’Islam perché troppo scollati e poco sobri.
L’alternativa per me era acquistare qualche capo di moda musulmana dallo stile orientale. Così un giorno ho deciso di provare a farmeli da sola. Avevo acquisito oramai abbastanza dimestichezza con il taglio e il cucito che nel frattempo era diventato una vera e propria passione. Ero solo un’adolescente, ma avevo già le idee ben chiare sul mio futuro: da grande volevo fare la stilista.
Terminate le scuole medie, iniziai Ragioneria. Purtroppo le domande d‘ammissione all’istituto professionale per la moda erano tantissime e non riuscii a iscrivermi se non dopo due anni.
Già in seconda superiore cucivo persino i pantaloni da sola. Ricordo ancora il successo che ebbe tra le mie compagne di scuola un modello che avevo creato con il cavallo basso, allora molto alla moda. Attraverso un’associazione ho tenuto anche dei laboratori di cucito per insegnare alle amiche a farli e a commercializzarli in piccole fiere e mercatini. Fu allora che iniziai a capire che quel mondo della moda che tutti consideravano difficile e inaccessibile, mi affascinava talmente tanto che non potevo arrendermi e mollare il mio progetto.
La svolta è arrivata nel 2015. Dopo aver fatto gli esami di maturità ho avuto l’opportunità di fare un’esperienza vera e propria nel mondo del fashion. Ho lasciato Torino e mi sono trasferita a Milano. Finalmente ero nella capitale della moda. Lì ho lavorato circa un anno per un’importante agenzia di consulenza stilistica. Mi sembrava di vivere un sogno. Tutto quello che per anni avevo immaginato lo stavo vivendo e iniziava finalmente a prendere forma quello che avrei realizzato in futuro. Grazie a quell’esperienza ho avuto l’opportunità di interagire con clienti provenienti dai Paesi del Golfo molto interessati alle creazioni made in Italy per donne musulmane. Ma purtroppo il progetto non è andato a buon fine. A ripensarci oggi, è stato esattamente quello il momento in cui mi sono resa conto che l’idea che da tempo mi girava in testa poteva concretizzarsi: realizzare una linea di abbigliamento tutta mia per donne italiane di religione islamica. Mi sono data da fare senza mai arrendermi. Intanto ho creato una pagina su Facebook nella quale ho iniziato a pubblicare e condividere le immagini delle mie creazioni. Ho scoperto così che, al di là della mia stretta cerchia di conoscenti e amiche alle quali già da tempo cucivo abiti su misura, si era attivato il passaparola e c’erano tantissime donne che apprezzavano i miei capi.
Tornata a Torino, presa dall’entusiasmo mi sono attivata per registrare un brand tutto mio. Volevo tutelare le mie creazioni. Dopo poco tempo avevo il mio marchio e la mia prima collezione da vendere tramite e-commerce. Oggi ricevo ordini da tutta Italia e non solo da donne di religione islamica. Una signora affetta da una grave malattia alla pelle, non potendosi esporre al sole, mi ha chiesto ad esempio di realizzare per lei un burkini, il costume da bagno musulmano che copre interamente il corpo. La cosa più bella del mio lavoro è vedere la felicità e la soddisfazione delle clienti che scelgono le mie creazioni per il matrimonio, per un evento speciale o anche solo per tutti i giorni. Per una donna, ogni abito non è solo un vestito da indossare, ma un momento da ricordare. Spesso mi capita di pensare anche all’opportunità di aprire una boutique tutta mia, ma preferisco aspettare. Voglio fare un passo alla volta. Capire quali sono le esigenze della clientela è per me fondamentale. Intanto, cerco di far conoscere le mie creazioni attraverso il sito del mio brand (modestfashionitalia.it) e partecipando a iniziative, eventi e sfilate da Nord a Sud dello stivale. In fondo, sono passati pochi mesi dal mio debutto in passerella.
La mia prima sfilata è stata l’estate dello scorso anno alla Torino Fashion week.
Vedere sfilare gli abiti creati da me è stata una grande emozione. Ho pensato e curato ogni dettaglio con cura e attenzione: dalla scelta dei tessuti e dei colori all’uscita in passerella. Ero emozionatissima.
Non dimenticherò mai la sensazione che ho provato quando ho visto il pubblico incuriosito ed entusiasta dalla mia collezione. In quel momento è stato davvero come se avessi realizzato il mio sogno: riuscire a far convivere in armonia in un’unica creazione i tessuti pregiati italiani e la sobrietà musulmana.
Penso che la moda possa essere la nuova frontiera per promuovere l’integrazione e sono convinta che il linguaggio universale della bellezza sia la chiave per abbattere le barriere che spesso ostacolano il dialogo e la conoscenza e favoriscono i pregiudizi. ●
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