Si verificano quando il sistema immunitario si attiva in modo anomalo e dirige i suoi attacchi non più solo contro virus, batteri e cellule cancerose, ma anche verso i tessuti dell’organismo stesso. Sono le malattie chiamate, appunto, autoimmuni e ne sono state individuate decine di tipi diversi, che coinvolgono distretti corporei tra i più vari: tiroiditi, lupus eritematoso sistemico, rettocolite ulcerosa, malattia di Crohn, psoriasi, artrite reumatoide, diabete di tipo 1, sindrome di Sjögren, sclerosi multipla e tante altre.
Le cause delle patologie autoimmuni non sono ancora completamente note, ma sappiamo che nella loro insorgenza si intersecano fattori quali la predisposizione genetica e le infezioni, che non di rado rappresentano il fattore di innesco di tali malattie. Quel che è certo è che in tutte le patologie autoimmuni un ruolo fondamentale è giocato dall’infiammazione, evidenziabile a volte a livello obiettivo (come nel caso delle articolazioni gonfie e dolenti di chi soffre di artrite reumatoide) e attraverso le analisi del sangue (che mettono in luce alterazioni di parametri collegati alla flogosi come VES e PCR).
Il cibo, fonte di vita, può purtroppo essere anche all’origine di processi infiammatori cronici, benché di grado minimo e impercettibile, e una dieta attenta a questi aspetti è spesso in grado di migliorare il controllo clinico di molte malattie autoimmuni. Attraverso la regolazione della qualità e della quantità degli alimenti consumati, nonché delle loro modalità di assunzione, esiste infatti la possibilità di prevenire e modulare i fenomeni infiammatori.
All’interno di un trattamento nutrizionale delle patologie autoimmuni alcune migliorie dietologiche possono essere messe in atto anche in autonomia, nelle scelte alimentari compiute ogni giorno.
1 – Introdurre nella dieta quotidiana specifici alimenti ricchi di nutrienti fortemente antinfiammatori e antiossidanti: pesce azzurro, curcuma, zenzero, tè verde, olio extravergine d’oliva a crudo, verdure a foglia verde, frutti di bosco, mele e, più in generale, tanta verdura e frutta fresche di tutti i differenti colori.
2 – Individuare insieme a un professionista cibi e sostanze che possono scatenare o sostenere reazioni infiammatorie e alterazioni nella risposta anticorpale e che fanno parte della dieta abituale. La corretta gestione degli alimenti in grado di promuovere ipersensibilità individuali e peggiorare la flogosi può spesso già da sola avere un impatto potente sulla salute dei pazienti colpiti da malattie autoimmuni.
3 – Occuparsi del benessere dell’intestino. Sono sempre più numerose le ricerche che evidenziano uno stretto legame tra malattie autoimmuni e microbiota intestinale, ovvero l’insieme di tutti i microrganismi che abitano l’intestino umano. Alcune patologie autoimmuni sembrano scatenate da alterazioni del popolamento batterico qui residente. Anche la salute dell’intestino migliora grazie a definite attenzioni alimentari, a cui di solito è opportuno abbinare l’assunzione di prebiotici e probiotici ben scelti.
L’approccio dietologico alle malattie autoimmuni ha il vantaggio che può serenamente affiancarsi alle terapie farmacologiche convenzionali (cortisone, farmaci antinfiammatori non steroidei, immunosoppressori) e rinforzarne gli effetti.
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