Quando a 24 anni sono rimasta incinta del mio primo bambino, avevo un’aria talmente da ragazzina che il “pancino sospetto” faceva supporre a un fastidioso gonfiore intestinale piuttosto che a una felice gravidanza.
Lo stesso accadeva dopo 14 mesi, visto che per il secondo bebè abbiamo aspettato solo i tempi tecnici. Questo significa che, in un mondo in cui si iniziava a parlare di primipare attempate (era la fine degli anni ’80), io ero una ventiseienne con già due figli.
Ben lontana, quindi, da chi cominciava a pensare (o finalmente riusciva) a Diventare mamma dopo i 50 anni. Argomento di un articolo che trovate su Confidenze in edicola adesso.
Per carità, anche se si tratta di una scelta non mi permetto di giudicarla. Detto ciò, sono convinta che ogni età preveda ruoli ben precisi. E che quello di genitore non dovrebbe essere troppo rimandato, ma circoscritto nel range stabilito dalla natura.
Avere un figlio è in assoluto la cosa più bella, gratificante e coinvolgente che capita nell’esistenza di ogni individuo. Però, anche faticoso. Fisicamente. E ancora di più emotivamente. Perché sapere che quell’esserino minuscolo e indifeso che hai tra le braccia dipende da te al 100% è un’enorme responsabilità.
Il bello dei giovani, però, è che la affrontano con la leggerezza dei loro anni. Cioè, senza soffocare i figli. Viziarli fino alla nausea. Accudirli come bambolotti. Trattarli da rimbambiti. Per questo, infatti, ci sono i nonni. E non figure ibride che si ritroveranno vecchiette con figli adolescenti al seguito.
No, più ci penso e più mi convinco del fatto che bisogna rispettare i tempi giusti. E lo dico anche ripensando alla mia esperienza personale.
Sono nata da una mamma di 21 anni e un papà di 26 (23 e 28 all’arrivo di mio fratello). Nel pieno della giovinezza, la simpatica coppietta non ha mai rinunciato a una festa o a un weekend per dovere genitoriale. Eppure, ci ha cresciuti lo stesso con tutto l’amore del mondo. Non solo. Desiderosa di viversi la propria vita, ci è sempre stata vicina, ma senza mai esserci troppo addosso.
Una vera pacchia, che ci ha permesso di diventare grandi in assoluta libertà. Inseguendo le nostre ambizioni e i nostri desideri, che condividevamo con i genitori come se fossero dei cugini più grandi. Cioè, persone abbastanza vicine a noi per età, con le quali era facile aprirsi perché capaci di capirci e accettarci.
Anche per i migliori dei nonni tutto ciò non è semplicissimo. A entrare in gioco, infatti, c’è il gap generazionale. Quello per il quale, ripeto, è meglio che i genitori abbiano l’età dei genitori. Solo così, fra l’altro, potranno in futuro diventare nonni super sprint. Per la gioia di figli e nipoti!
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