Lorenzo Naldoni ha deciso di eliminare l’ultima macchinetta rimasta nel bar di famiglia. E ha allestito all’interno del suo locale uno spazio per la lettura. Lui è soddisfatto, i clienti anche di più
«Da più di un anno, dopo aver lavorato come operaio metalmeccanico, ho rilevato il bar di famiglia. Fino a poco tempo prima era gestito da mio zio, attualmente in pensione, e ancora prima dai miei nonni. Insomma, il bar gelateria Gentilini a Palazzuolo sul Senio (Fi) passa di generazione in generazione. Ci lavorava già mia madre e ora lo gestiamo insieme con passione. Sin da piccolo ho sempre frequentato il locale, respirando l’inconfondibile odore dei caffè fumanti e il profumo dei cornetti caldi. Crescendo percepivo rabbia e dispiacere nel vedere nel locale tante persone incollate alle slot machine, uomini e donne che perdevano centinaia di euro in poche ore. Risucchiati da un meccanismo perverso, è facile sperperare i risparmi di una vita. Si arriva a essere dipendenti al punto che, pur di non perdere il posto alla pulsantiera, alcuni si fanno sostituire da un amico per correre al bancomat e prelevare soldi per giocare ancora. Per me era impossibile rimanere indifferente davanti a queste mostruose macchine mangiasoldi. Il pensiero che qualcuno potesse finire in rovina nel mio locale mi procurava ansia e angoscia. Le slot machine avrebbero potuto rappresentare per me un’ottima fonte di guadagno, ma ho deciso, appena rilevato il bar, di eliminare il problema alla radice. Ho staccato l’ultima macchinetta del locale: mio zio ne aveva già rimosse due prima del mio arrivo. Non ho avuto dubbi nel disdire il contratto stipulato con il fornitore. Desideravo assicurare ai miei clienti momenti sereni e dissuaderli dal gioco d’azzardo. Così, dopo aver tagliato quei fili maledetti, ho pensato di realizzare qualcosa che potesse coinvolgere piacevolmente gli avventori del locale. Da un po’ di tempo avevo in mente di creare una zona relax e l’occasione è arrivata nel momento in cui abbiamo affittato un vano adiacente al nostro. Abbattuto il muro divisorio, abbiamo allestito uno spazio con tavolini, sedie e montato alcune mensole su cui ho disposto libri portati da casa. L’idea ha avuto riscontri favorevoli: ora, sorseggiando un caffè o gustando una piadina farcita, le persone possono rifugiarsi nella lettura. Molti clienti, entusiasti, ci hanno donato libri. E non finisce qui. Chi vuole, può tranquillamente portare il testo a casa e riconsegnarlo dopo averlo letto. C’è, invece, chi preferisce intrattenersi con i giochi da tavolo e le risate sono assicurate. In futuro, mi piacerebbe mettere a disposizione lo spazio per mostre di pittura, scultura e artigianato. In Italia stiamo lentamente uscendo da un periodo difficile, ma con tenacia possiamo riprenderci e ognuno può fare la sua parte. Nel mio piccolo, credo di contribuire a donare sorrisi, svago e a infondere l’amore per la lettura».
Da Confidenze n. 43
Ultimi commenti