“Non innamorarti di una donna che legge, di una donna che sente troppo, di una donna che scrive. Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante e pazza… ” recita così la poesia di Martha Rivera Garrido, scrittrice e poetessa contemporanea di origini sudamericane, che trovate nella storia vera raccolta da Maurizio Riboldi pubblicata su Confidenze, e che rispolvera il vecchio adagio secondo cui la donna colta e intellettuale spaventa l’uomo, viene percepita “diversa” dalle altre e guardata con sospetto.
Eppure la lettura è da sempre un passatempo femminile, un po’ come andare a teatro (avete visto quanti gruppetti di donne sole ci sono la sera ? E quanti mariti pantofolai rimasti a casa davanti alla tele? ).
Oggi più di ieri sono le donne a tenere alte le classifiche dei libri più venduti: da una recente ricerca effettuata dalla Doxa per il Sole 24 Ore risulta che il 35% delle donne intervistate legge più di 10 libri all’anno contro il 19% degli uomini, un dato confermato anche all’ultima edizione del Premio Viareggio dove una ricerca ha evidenziato che l’universo femminile legge il doppio di quello maschile e lo fa con le motivazioni più svariate: per “stare meglio con se stesse” (23%), “aumentare la propria cultura” (21%), “allargare i propri orizzonti” (18%), e “rafforzare le proprie capacità di ragionamento”.
Mentre per gli uomini la lettura aiuta a “migliorare la propria posizione sociale” (24%), “sviluppare un vocabolario più ampio” (21%), “combattere lo stress” (18%), e udite, udite” a diventare più seducente e attirare maggiormente le donne” (9%).
Guardando dentro le mura di casa non posso che confermare la tendenza: difficile vedere mio figlio tredicenne con in mano un libro che non sia strettamente scolastico, mentre mio marito preferisce la lettura di quotidiani e settimanali ai romanzi.
Social network e videogiochi, Youtuber e WhatsApp sono i nuovi media apprezzati dalla generazione dei millenians, che naturalmente sottraggono tempo e risorse alla lettura. Ma forse vedere noi mamme con un bel libro in mano può far tornare ai nostri rampolli la voglia e la curiosità di immergersi nel favoloso mondo di un romanzo, d’immedesimarsi nel giovane Cosimo del Barone Rampante di Calvino, o in Raskòl’nikov di Delitto e Castigo.
Quand’ero piccola, mio padre ci portava ogni domenica mattina alla libreria Feltrinelli di via Manzoni a Milano. E ogni volta ne uscivamo con in mano un romanzo di Salgari (a lui piaceva tanto, a me un po’ meno…).
Io però ricordo quelle ore passate là dentro a sfogliare libri per bambini (quelli con le alette che si tiravano e sbucavano fuori castelli e boschi incantati) come un incanto, un viaggio in un mondo sconosciuto di cui capivo ben poco ma percepivo l’importanza. Credo di dover a mio padre l’interesse per i libri e per la cultura in generale. E forse, al di là delle differenze di genere, il messaggio più autentico da trasferire ai nostri figli è uno solo: l’esempio.
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