“«Amber». Posa una mano guantata sulla mia. È fredda, e quando apro gli occhi vedo che sta guardando me, anziché la strada. Mi sorride, e il terrore annulla tutti i miei sensi. «Ti voglio bene», dice, prima di tornare a guardare la strada, con entrambe le mani sul volante.
Sento i freni fischiare, e poi tutto succede al rallentatore. Il mio corpo si solleva dal sedile, e sto volando. Mi schianto contro il parabrezza, con le mani in avanti, come se mi stessi tuffando in una piscina di vetri. Centinaia di frammenti lacerano ogni parte del mio corpo. Non fa male, il dolore è sparito. Volo in alto nel cielo nero. Vedo le stelle, così vicine che potrei quasi toccarle, ma poi la testa colpisce l’asfalto, seguita da una spalla, dal petto, e la pelle si lacera mentre slitto sino a fermarmi. Tutto è immobile. Ho smesso di volare.
Il dolore è tornato, solo che adesso è ovunque, molto più forte di prima. Sono a pezzi dentro e fuori, e ho paura. Non piango, non potrei, ma sento il sangue che mi cola sul viso come lacrime rosse. Sento una portiera che sbatte e una radio lontana, un canto di Natale che ancora suona. L’agonia peggiora, finché tutto non diventa nero. E poi non sento più dolore, non sento più nulla, posso solo dormire”.
Non sempre tutto quello che viene scritto e pubblicato è grande letteratura, questo lo sappiamo, giusto?
Non tutti i generi sono sempre declinabili in capolavori e forse il thriller, insieme alla fantascienza light, è quello più strattonabile e semplificabile: esistono veri e propri schemi che, se riprodotti, possono aiutare l’autore a buttarne giù se non uno al mese quasi. Però il thriller, anche quello easy, resta un facilitatore di sonno e un ansiolitico, almeno per me e una parte di mondo, senza eguali. Quindi almeno venti minuti al giorno vanno dedicati, per forza. È come i 10000 passi al giorno, il non fumare e il non bere alcool: allunga la vita. Provate e poi mi saprete dire.
Dicevo. Quasi mai è letteratura, ok. Però ogni tanto ne capitano alcuni che riescono, un po’ come se fossero piccoli condensati di psicologia dell’età evolutiva, a toccare temi importanti in modo incisivo e dannatamente realistico.
Amber e Claire sono sorelle. Amber resta vittima di un incidente stradale. Finisce in coma. Paul è suo marito. Amber a volte dice bugie.
Sulla trama non vi dico nulla di più.
Posso dirvi però che questo thriller vi farà riflettere sulle tracce che l’infanzia lascia in noi. Sulla differenza tra la parola amore e il termine ossessione. Sul senso della vendetta di chi è stato violato nel cuore nell’età dell’impotenza e del bisogno.
Noi adulti crediamo sempre che le nostre azioni siano libere, dei diritti. E che i nostri figli siano appendici.
Eppure le lacrime di disperazione, il sonno popolato da incubi, le decisioni prese dai genitori e non spiegate, non faranno altro che munire i futuri uomini e le future donne di psicosi, infelicità, indeterminatezza caratteriale, odio. Verso se stessi e verso il mondo.
Un adulto criminale è quasi sempre stato figlio di adulti poco empatici, poco proiettati fuori dai propri bisogni ed egoismi.
Alice Feeney, Ogni piccola bugia, Nord
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