“Hatshepsut (Elargitrice di anni, Dea e Signora di tutte le terre, Rinnovatrice di cuori, regnò sull’Egitto quasi 2000 anni prima di Cristo) non era un’amante della guerra, né una conquistatrice sanguinaria. Per me è significativo che una donna portata a dare così grande importanza all’arte di intrattenimento abbia reso memorabile il proprio regno per l’eccellenza in arti ancora più nobili, prima fra tutte quella della pace. Portò serenità e bellezza in un tempo in cui erano entrambe merci rare. Il suo tempio a Karnak è tra le meraviglie dell’Egitto; uno dei grandi obelischi che fece costruire, il più alto e mirabile del suo genere, è ancora in piedi. Mi piace pensare che una donna di tal fatta passasse il dopocena in attività più pacifiche dei sacrifici umani. Una volta ho avuto la possibilità di vedere la sua tavola da backgammon, e ho provato un moto di amicizia nei suoi confronti. Anche a lei, come a me, doveva piacere l’idea di una bella partita dopo cena.
Le circostanze esteriori cambiano, ma il cuore degli uomini è sempre lo stesso. È una verità risaputa, che nella vita di tanto in tanto riscopriamo, ma a me si è rivelata con chiarezza solo quando ho visto le testimonianze lasciate da quest’antica regina e ho potuto capire appieno quanto sia antica e carica di onori la storia dell’arte d’intrattenere. Hatshepsut non poteva forse, quattromila anni fa, ricompensare i suoi esploratori con titoli e terre, come pure è consuetudine dei regnanti? Poteva, eccome; e senz’altro l’ha anche fatto. Ma questo non le bastava. Ha voluto aggiungervi il più caloroso gesto di gratitudine che una donna possa compiere: ha dato una festa in loro onore”.
Della più grande protagonista del jet set internazionale, la provinciale nata nel 1883 nell’Iowa che, dopo aver abbandonato a14 anni la scuola, divenne la regina della mondanità, si è scritto e raccontato ovunque. Questo libro, scritto da lei, è una narrazione meravigliosa e godibilissima di anni che sembrano lontani milioni di mondi e ci riconsegna il senso delle civiltà: la possibilità e l’occasione dell’incontro, dell’ospitalità.
Dall’estremo di Elsa, dalla festa fastosa, traggo uno spunto minimo e lo adatto a noi, ai nostri tempi, ai nostri luoghi.
Non conosciamo più la ricchezza che il giorno di festa può portare nelle nostre vite. Non riceviamo più in casa, troppo faticoso, meglio una pizza fuori o un aperitivo lungo. Ci sediamo in modo scomposto senza guardare i nostri commensali negli occhi stringendo tra le mani l’unico piatto da portata di cui siamo ghiotti: lo smartphone.
Ospitare, ricevere, aprire la nostra casa, vuol dire mettere in gioco parte di noi, mostrare la nostra abilità caratteriale, la propensione alla compagnia, le capacità diplomatiche. Ospitare richiede dedizione, fantasia, personalità.
La vita di Elsa è un paradigma, uno stimolo. Fare uno sforzo per tornare ad essere presenze di carne e ossa, tornare ad avere le mani libere per gesticolare, per offrire un calice di champagne, per accendere candele che creino atmosfera, per presentare tra loro perfetti sconosciuti. Ospitare, essere un ponte che collega, essere un porto, un approdo: divertirsi è una cosa seria!
Elsa Maxwell, Party! L’arte del divertimento, elliot
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