Ho già avuto modo, non molte settimane addietro, di recensire o, sarebbe meglio dire, consigliare, un saggio del grande pensatore e sociologo Zygmunt Bauman. Si trattava, in quel caso, di Amore liquido (Editori Laterza), una delle riflessioni che hanno preso la mossa dalla più ampia definizione di società liquida, concetto cardine e base di tutto il suo pensiero.
La sua scomparsa, avvenuta il 9 gennaio, mi spinge a rendere omaggio alla grande eredità che ci lascia, agli spunti di riflessione che la scienza del sociale non considera mai definitivi ma in itinere. Nessuna filosofia del tempo nuovo può guardare solo al senso ultimo dell’esistenza: la filosofia dell’oggi è pensiero che guarda alle cose e agli eventi, alle azioni degli uomini, alla possibilità di scegliere e, insieme, alla necessità di seguire mode, impostazioni, regole. Dividersi tra protagonismo e invisibilità: tra questi due poli esistenziali scorre, liquida ma densa, oleosa, a fatica, la vita.
Ho scelto Paura liquida, pubblicato nel 2006, perché forse è il testo che racchiude il senso di tutto il suo lavoro, perché nella paura ci sono gli embrioni del possibile e le lapidi di ogni rinuncia.
“Questa nostra vita si è rivelata ben diversa da quella che avevano previsto e iniziato a progettare i saggi dell’Illuminismo e i loro eredi discepoli. Nella vita nuova che essi immaginavano e intendevano creare, si sperava che l’impresa di domare le paure e di imbrigliare i pericoli da cui esse derivano potesse realizzarsi. Nel contesto liquido-moderno, invece, la lotta contro le paure si è rivelata un compito a vita, mentre i pericoli che innescano le paure hanno finito per apparire come compagni permanenti e inseparabili della vita umana, anche quando si sospetta che nessuno di essi sia insormontabile.
La nostra vita è tutt’altro che priva di paure, e il contesto liquido-moderno in cui essa va vissuta è tutt’altro che esente da pericoli e minacce. Tutta la vita è ormai diventata una lotta, lunga e probabilmente impossibile da vincere, contro l’impatto potenzialmente invalidante delle paure, e contro i pericoli, veri o presunti, che temiamo.
Bauman ha osservato con grande acume l’evolvere in velocità della nostra società. In quella velocità ha intravisto la paralisi di ogni uomo, di ogni donna. Il momento in cui la folla si dirada, le voci si allontanano, lo schermo del computer si blocca, la rete si ferma: arriva per ognuno il momento in cui è d’obbligo tornare a sé, osservarsi, riflettere prima di scorrere altrove o via.
“Il secolo che viene può essere un’epoca di catastrofe definitiva. O può essere un’epoca in cui si stringerà e si darà vita a un nuovo patto tra intellettuali e popolo, inteso ormai come umanità. Speriamo di poter ancora scegliere tra questi due futuri”.
Zygmunt Bauman, Paura liquida, Editori Laterza
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