Bellissima Grace, calunniatissima Grace. Leggo in un giornale del 1956 (l’anno del suo matrimonio con Ranieri di Monaco ) “Le nozze col principe azzurro”.
E leggo in un giornale di oggi “61 anni fa Grace trovò il suo principe azzurro”. I luoghi comuni non muoiono mai: non era Ranieri a rappresentare il sogno fiabesco, la principessa azzurra era lei, famosa, raffinata, libera e ardente (disse il suo stilista, Oleg Cassini: “Grace ha un perfetto aucontrollo che perde immediatamente davanti a un letto a due piazze”).
Premio Oscar a 25 anni per “La ragazza di campagna”, eroina dei film di Hitchcock, immensamente ricca dalla nascita. Il cacciatore di dote era lui, il principino di un piccolo principato, di cui il mondo si era accorto solo dopo che ebbe fatto il gran colpo, strappare a Hollywood la sua diva più glamour, che sola aveva incarnato il sogno erotico proibitissimo dell’Occidente, zoccola e signora.Fu la rovina di un grande talento.
Ranieri strappò la perla al suo guscio naturale per incastonarla nelle parate del suo regno-giocattolo. E come ogni cacciatore di dote, si smascherò subito. La tradì fin dall’inizio, forse da prima. Lei era stata spregiudicata come un angelo, i flirt che le venivano attribuiti sono tra i più prestigiosi, con i più fulgidi eroi del bianco e nero, che restano gli amanti ideali anche per le ragazze di oggi: Cary Grant, James Stewart, Frank Sinatra, William Holden, Clark Gable, Bing Crosby, David Niven, Marlon Brando…e pure John F. Kennedy. Ne basterebbe la metà per ornare il più luminoso catalogo, da fare schiattare d’invidia quel vanitoso di Don Giovanni. E lui, l’omino monegasco, teneva un tale prodigio per le cerimonie pubbliche. La trascurava come un marito annoiato con una casalinga trasandata.
Dalla disperazione, dall’amarissima delusione, la salvò la vodka. Beveva e Ingrassava, nella sua funzione di maggiordomo di lusso, di chioccia tradita che tira su cuccioli, oh non immaginatela come Nicole Kidman, che nell’interpretarla al cinema dà vita a un elegante manichino senz’anima. Grace era un vulcano soffocato, un dignitoso monumento alla delusione. Quando, durante la visita di Carlo e Diana appena sposati, trovò Diana in lacrime, perché cominciava a subodorare anche lei la fregatura del matrimonio regale, per consolarla le disse la verità: “Non ti preoccupare, poi andrà sempre peggio”.
Morì presto, uccisa da un incidente, morì nel disamore. Povera principessa, che salì al trono abdicando alla vita, e alla sua persona.
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