Se oltre a essere il titolo di un articolo su Confidenze in edicola adesso, Pronta per allenarti? è la domanda che mi faccio tutte le mattine appena mi sveglio, un motivo c’è. Eccolo.
Visto che l’attività fisica regolare è la nostra migliore alleata per mantenerci in forma e allontanare gli acciacchi dell’età, dopo anni di iscrizioni in palestra mi sono munita di tappetino e pesini con la seria intenzione di votarmi alla gym casalinga.
L’idea era quella di essere puntuale con il movimento senza aggrapparmi alla scusa del «non ho tempo di andare al centro fitness». In realtà, si è rivelata una faticaccia, perché richiede molta più forza di volontà rispetto agli allenamenti in compagnia, con la musica a palla e quel pizzico di agonismo che si instaura tra chi partecipa ai corsi.
No. Tirarsi giù dal letto con il pensiero di cominciare l’allenamento sola soletta, ha un appeal ben diverso. Ma dal momento in cui mi sono detta che l’avrei fatto, l’ho fatto. Eppure, tanta costanza non mi permette di rispondere festosamente “sì” alla fatidica domanda Sei pronta per allenarti?
No, non lo sono mai. Tant’è che ogni mattina cerco mille pretesti per bigiare: le mail da guardare subito (non ce n’è una che non possa aspettare un’oretta). Il pezzo da rileggere prima della consegna (con gli occhi ancora pesti dal sonno non avrei comunque la lucidità richiesta). La telefonata alla mamma (che è una dormigliona e posso chiamare molto più tardi).
Poi, però, mi rendo conto di non avere più scampo. E mi decido.
Dopo qualche movimento per sciogliere i muscoli, ancora riluttante imbraccio i pesini e affronto gli esercizi per braccia e spalle.
Poi, passo a gambe e glutei. E se ogni volta mi verrebbe da piangere piuttosto che andare avanti, insisto come un mulo pensando che ormai sono più o meno a metà dell’opera.
In realtà, mi aspetta ancora una sfilza assurda di addominali. Ma lo sport scatena davvero le endorfine (sostanze prodotte dal cervello che garantiscono una potente attività analgesica ed eccitante). Quindi, piano piano prendo il ritmo e comincio a sentirmi di buonumore.
Allora, affronto crunch, jacknife, twist e sforbiciate con il sorriso sulla bocca e l’entusiasmo di una ginnasta professionista. Ma solo fino al momento dello sforzo sovrumano: quello del plank.
In quei 5/6 minuti vorrei trasformarmi in un bradipo, arrampicarmi su un albero e stare lì a crogiolarmi senza mai più muovere un dito.
Invece, miracolosamente prevale una minima di amor proprio e non mollo: sbuffando come un mantice e sudando come un cavallo proseguo l’allenamento fino allo stretching conclusivo.
Ed è lì che scatta la magia: soddisfatta per aver fatto del bene al corpo e coccolato lo spirito, mi dico che il giorno dopo affronterò la gym senza metterla giù troppo dura.
Purtroppo, la promessa è da marinaio. Infatti, appena suona la sveglia rispolvero le scuse delle mail, del pezzo da rileggere e della mamma da chiamare. Il che conferma che io non sarei mai pronta per l’allenamento.
Però non abbandono, convinta che se a 60 anni non soffro ancora di mal di schiena, cervicale, dolori alle articolazioni è grazie all’allenamento. Tant’è che invito tutte a trasformarlo in un’abitudine quotidiana. Stremante, ma efficiente.
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