Mio nonno era severo, musone, silenzioso, limitato, maschilista. Ma con l’Alzheimer diventò amabile, socievole, eloquente, illuminato, e fiero difensore delle donne. Cambiò in tutto, e in meglio. Finora aveva letto solo il libro dei conti, ed ecco diventò un appassionato lettore di romanzi d’avventura. Si immedesimava, e ce li raccontava come se i protagonisti fossero persone di sua conoscenza.
Dopo aver finito il più famoso romanzo di Dumas, chiuse il libro ed esclamò, indignato: “Quei gran froci dei tre Moschettieri! Questo libro così divertente, tutto al galoppo, d’un tratto si fa sinistro quando uccidono Milady. Lì si apre un repentino squarcio da Ku Klux Klan. Quando decidono che Milady deve morire, senti tutto l’orrore della pena di morte, con l’ipocrisia della legalità- per trucidarla chiamano il boia di Lille, non hanno nemmeno la franchezza di ammazzarla di propria mano. Tale è il ribrezzo verso la femmina, che il gesto viene demandato a un professionista. Fino a quel momento, il romanzo è ingenuo, innocente, ci fa tornare ragazzi- e poi, si entra in un mattatoio. Questi bonari eroi degli adolescenti- per fortuna che l’ho letto da vecchio- sono dei macellai, omofili senza saperlo – vedi i danni dall’ignoranza! – e dei misogini feroci. I difensori dei deboli, gli intrepidi che sfidano da soli tutto il corpo dei moschettieri, si rivelano quattro brutti pezzi di vigliacchi. Leccaculi con la regina, e amanti solo delle fanciulle necessitose, come le chiama Cervantes- il nonno intanto si era letto anche il Don Chisciotte. Ma appena una donna non ha bisogno d’esser salvata, e anzi si pone alla pari, li sfida ed è pure più brava di loro, ci si mettono in cinque per ammazzarla come un cane.
Quando lessi i libri di cui parlava il nonno, li lessi influenzata dalle sue “recensioni” che recitava in cucina, davanti a un bicchiere di rosso. Misteri della mente umana. Quell’uomo che aveva fatto della grettezza il suo stile di vita, diventò nobile di cuore, e impavido, per una malattia che aveva rivelato parti inesplorate del suo cervello, così lo chiamano i dottori, ma nel mondo di chi si appassiona ai romanzi d’avventura, ha nome di anima.
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