La gara canora più tenera della tivù è ancora molto seguita. Merito dei piccoli cantanti, dei brani sempre attuali, della sintonia che si respira sul palco. E di un direttore artistico decisamente entusiasta
di Paola Pellai
È tra i programmi più longevi della nostra televisione, oltre che una fetta importante della storia della cultura e del costume italiano. Lo Zecchino d’Oro ha esordito dal 24 al 26 settembre 1959 (l’anno della proclamazione da parte dell’Onu della Dichiarazione sui diritti del bambino). E la 65ª edizione sta per arrivare su Rai Uno. Carlo Conti, direttore artistico, è entusiasta del suo ruolo: «Quando ho rifiutato due volte di presentare il Festival di Sanremo per occuparmi della gara canora dei piccoli alcuni hanno riso. Invece, io ero serissimo. E ho assunto l’impegno con grande energia».
Patrimonio dell’umanità
Il programma era nato per far cantare i bambini, aggregandoli e avvicinandoli ai temi importanti dell’attualità. Un esempio di buona televisione, al punto che nel 2008 l’Unesco ha dichiarato lo Zecchino d’Oro “Patrimonio dell’Umanità per una cultura di pace”, titolo che non si è mai aggiudicato nessuna trasmissione televisiva. Non solo. Lo scorso marzo papa Francesco ha incontrato in Vaticano i bimbi del Piccolo Coro dell’Antoniano e li ha ringraziati: «Voi unite le generazioni. Le vostre canzoni piacciono a tutti, soprattutto ai nonni. Cantate insieme e create armonia con la varietà delle vostre voci. Se fossero tutte uguali, non ci sarebbe armonia, ma un unico suono noioso. Invece, noi siamo tutti diversi e da questa diversità possiamo formare una sinfonia di voci e di popoli. La pace è l’armonia delle differenze».
Mariele Ventre e il Mago Zurlì
Dal 1961, la casa dello Zecchino d’Oro è l’Antoniano di Bologna. Mentre ad accompagnare i mini cantanti dal 1963 è il Piccolo Coro fondato da Mariele Ventre, da lei diretto fino alla prematura scomparsa nel 1995. Mariele non aveva bisogno di parole per catturare l’attenzione delle centinaia di bambini cresciuti nella sua scuola. E Sabrina Simoni, che ne ha raccolto il testimone nel 1996, ha lo stesso carisma. D’altronde, una della caratteristiche dello Zecchino d’Oro è proprio la fedeltà delle sue figure simbolo: i frati dell’Antoniano. Cino Tortorella, l’amatissimo Mago Zurlì. E l’irresistibile Topo Gigio.
Due miliardi di visualizzazioni
È incredibile come il tempo passi, ma l’anima della manifestazione rimanga intatta nonostante i numeri da capogiro: dal 1959 hanno partecipato 1.084 bambini. La Regione più rappresentata è l’Emilia Romagna con 118 interpreti, seguita dalla Lombardia (108). Il canale YouTube Zecchino d’Oro-Piccolo Coro dell’Antoniano ha due milioni di iscritti. I video visualizzati per un tempo pari a 6.000 anni sono 1.100. E le canzoni più cliccate sono Volevo un gatto nero (226.489.852 visualizzazioni), Il coccodrillo come fa? (150.201.500) e Il caffè della Peppina (113.940.167).
Da Mogol a Checco Zalone
La kermesse musicale? È un punto d’incontro tra grandi e piccoli. Infatti, molti interpreti e autori hanno scritto canzoni per la gara. Il primo è stato Mogol nel 1961 con Piccolo indiano. Poi, l’hanno seguito Fabio Concato (L’Ocona sgangherona, 1990), Pino Daniele (Tegolino, 1990), Enrico Ruggeri (La canzone dei colori, 1990), Lucio Dalla (Nonni Nonni, 2002), Edoardo Bennato (Lo stelliere, 2002), Simone Cristicchi (Custodi del mondo, 2020), Claudio Baglioni, (Ci sarà un po’ di voi, 2021). E Marco Masini, che l’anno scorso ha trionfato con Superbabbo. Questa volta, invece, ci saranno il bis di Ruggeri, con Gioca con me papà. Eugenio Cesareo di Elio e le Storie Tese con La canzone della settimana, che insegna ai bimbi diritti e doveri. E Checco Zalone con Giovanissimo papà, un twist rivisitato del quale ha detto: «È la mia prima canzone senza parolacce. Piacerà?».
Ritmi e temi nuovi
«Negli anni c’è stata un’evoluzione nelle melodie dei brani che non hanno nulla da invidiare a quelli del mercato adulto» spiega Lucio Fabbri, il direttore musicale. Al quale fa eco Carlo Conti: «I testi trattano gli argomenti più vari. I bambini parlano dell’attualità e noi non dobbiamo commettere l’errore di applicare il “politicamente corretto”. Altrimenti, non potremmo più fargli cantare brani come Il lungo, il corto e il pacioccone (1970, ndr), da sempre il mio preferito». Detto questo, la 65ª edizione dello Zecchino d’Oro (la più digitalizzata, visto che ha già messo le 14 canzoni in gara su tutte le piattaforme streaming) ha deciso di stare ancora di più dalla parte dei bimbi. Intitolata Semplicemente bambino, ribadisce l’impegno dell’Antoniano nel promuovere il diritto all’infanzia. Come conferma il direttore, Fra Giampaolo Cavalli: «Quando pensi a un bimbo, vengono in mente la voglia di giocare, correre, cantare e anche di fare i capricci. Ebbene, il nostro obiettivo è che ogni fanciullo possa viva i suoi anni più belli con gioia e serenità».
Provini per 3.000 bimbi
Lavorare alla nuova edizione dello Zecchino d’Oro è stato intenso. Su 630 brani arrivati, ne sono stati selezionati 14. Mentre i 17 solisti che saliranno sul palco sono usciti da 3.000 provini su bambini dai tre agli 11 anni provenienti da tutta Italia. Il bello, però, è che nessuno di loro dichiara di voler partecipare alla gara per vincere. Beatrice, cinque anni, tiene una bambola tra le braccia, un Puffo tra le mani e dice che ci va per giocare. Sofia, sette anni, racconta, invece, che si è iscritta perché da grande vuole fare la cantante. E se Giorgio spiega che alla kermesse cerca nuovi amici, Marco rivela che vuole andare a Bologna per visitarla. La verità più tenera, forse, sta nelle parole di mamma Cristina: «Partecipare era il mio sogno di bimba. Oggi, lo realizzo grazie a mia figlia. Che canterà. E lo farà anche per me». ●
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