Credo che da ragazzini sia successo a tutti: sentire parlare dei quarantenni e considerarli persone con un piede già nelle fossa. Anzi, se vogliamo dirla tutta, spesso i giovanissimi sono convinti che neppure i trentenni siano proprio di primo pelo. Figuriamoci i sessantenni!
Io, per esempio, ricordo che dopo il primo giorno di lavoro in una redazione, a casa avevo raccontato che mi era piaciuto tutto. E che l’unica cosa a perplimermi era l’età vetusta delle mie colleghe. Nessuna delle quali, ripensandoci adesso, avrà raggiunto gli “anta”. Eppure, ai miei occhi di diciannovenne parevano comunque anziane signore meritevoli di andare presto in pensione.
Ve ne parlo perché sul numero di Confidenze in edicola adesso c’è un articolo, Oggi la mezza età arriva dopo i 60, in cui si sostiene che la (appunto) mezza età si sta spostando sempre più in avanti. Teoria che mi sento di appoggiare al 100%.
A essere sinceri, è da vedere se questa nuova predisposizione sia dettata dal fatto che i 60 saranno la mia prossima tappa. Ma se mi concentro, mi rendo conto che ci credo davvero: rispetto al passato, noi “over” sembriamo molto più giovani. E da tali ci comportiamo.
Mia nonna era una simpatica vecchietta che trascorreva tranquille giornate in casa. E nei weekend passeggiava nel verde come si confaceva alla sua età. Il tutto, vestita con tailleur in città. E abiti “adeguati” nel tempo libero, sempre di una noia e una prevedibilità bestiale.
Io non ho ancora nipoti, purtroppo. Ma le amiche più fortunate sembrano le figlie della nonna Tina, pur essendo loro coetanee. Innanzitutto, sono sportivissime. Infatti, vanno all’asilo a prendere i pargoli in motorino. Nei fine settimana li portano a sciare. E in spiaggia li lasciano giocare mentre loro fanno aqua gym, si concedono una partita a pallavolo o nuotano fino alla boa.
Tante differenze si notano anche nel look. Tant’è che i guardaroba delle sessantenni di oggi possono essere confusi con quelli delle teenager. Certo, magari non compaiono minigonne unguinali (anche se qualche “anta-e-oltre” ancora si azzarda a metterle). Però, guardando pullover, camicie, top, pantaloni e accessori vari è difficile capire a quale generazione appartengano.
Lo stesso vale per i costumi da bagno. Rigorosamente intero, accollato e con cuciture da vecchia quello delle anziane di una volta. Spesso succinti al confine della decenza adesso.
Come se non bastasse, molte cose sono molto cambiate anche sul fronte dei sentimenti. Mentre anni fa da un certo punto della vita in poi i giochi erano irrimediabilmente fatti, ora separazioni, divorzi e tresche extra-matrimoniali non hanno più limiti di età.
Non a caso, è facile sentire di nuove storie nate dopo i 60 e vissute con lo stesso entusiasmo dell’adolescenza. E con le medesime aspettative, fatte di cuore che batte all’impazzata per una telefonata che tarda. Cuore in subbuglio per un appuntamento rimandato. Cuore a pezzi se lui se l’è data a gambe.
Insomma, negli anni ’20 del secondo millennio, al cuor non comanda neppure chi per avere la forza di spegnere le candeline sulla sua torta avrebbe ormai bisogno di un mantice. Il che rende la vita di tutti decisamente allegra.
Dei nipoti, che di certo si divertono di più nel collaborare a una grigliata piuttosto che a compilare un mortale cruciverba. Degli uomini, che a una cena possono sperare di beccare come fossero imberbi bulletti da discoteca. E di noi donne, che infischiandocene del tempo che passa, continuiamo a metterci in gioco su tutti i fronti, invece di tirare tristemente i remi in barca.
Che sia vero, allora, ciò che sostiene l’antropologo e filosofo francese Marc Augé, che «La vecchiaia non esiste»?. In realtà, esiste eccome. Ma, evviva, evviva, si è effettivamente spostata in avanti!
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