Della strage di ieri al Palazzo di Giustizia di Milano avete già letto e visto tutto sui giornali e tv, quindi non starò a ripetere quanto già detto. Quello che mi ha fatto specie però è stata la reazione di tante persone, la gente comune, di fronte al giorno di ordinaria follia di Claudio Giardiello.
Mentre tornavo a casa in macchina dal lavoro, ieri sera, una nota trasmissione radiofonica mandava in onda i commenti di chi interveniva in radio:
“Quando un imprenditore si suicida al massimo gli dedicano due righe sul giornale, oggi perché hanno toccato la casta dei magistrati allora fanno titoli a nove colonne”.
Un altro: “gli imprenditori sono esasperati, dalle tasse, dall’agenzia delle entrate, dalla giustizia che non funziona e finiscono per fare gesti estremi”.
Poi la sera alla televisione, in uno dei tanti talk show, un’altra conferma: su Facebook in quelle ore fioccavano i commenti in difesa dell’imprenditore assassino.
Non voglio entrare nel merito delle questioni giudiziarie, ma solo darvi la mia impressione.
C’è un incattivimento generale, un’aria da “cupio dissolvi” che un po’ mi spaventa. Il diritto viene calpestato due volte: perché offeso nel luogo che dovrebbe rappresentarne la massima tutela e perché vilipeso dagli animi esasperati di quanti non vedono un via di uscita a una lunga crisi economica e prendono questo come pretesto per sentirsi autorizzati a fare di tutto.
Qualcuno dirà che è solo uno dei tanti gesti imprevedibili di un folle, ma quando la follia trova una giustificazione è già meno catalogabile come follia. E voi cosa ne pensate?
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