Sempre più giovani donne scelgono di congelare i propri ovuli, in modo da poter poi decidere il momento opportuno per diventare madri. Qualche riflessione su un tema delicato
di Maria Rita Parsi
Sono le donne, con il loro grembo e con il contributo del seme maschile, a mettere al mondo ogni essere umano. È, infatti, il corpo femminile il laboratorio neurobiochimico che dà vita alle forme della vita. Su questo tema, voglio parlare di una tendenza che si va diffondendo in Italia ed è già molto praticata in Spagna e nel Regno Unito: il “social freezing”.
In che cosa consiste? Si tratta della scelta da parte di donne relativamente giovani di conservare, congelandoli, i gameti per poi poter decidere, nel tempo, quale sarà il momento più opportuno per procreare.
Le ragioni di questa pratica (costosa, ma a volte prevista dalla sanità pubblica) possono esser molte. Spesso, è volta ad arginare problemi di salute che potrebbero compromettere la fertilità, dai tumori alle infiammazioni pelviche. Ci sono, poi, altre motivazioni, alcune delle quali hanno a che fare con due tendenze della società odierna del nostro Paese: la denatalità (negli ultimi anni le nascite sono diminuite del 30%) e la scelta, più o meno obbligata, delle donne di diventare madri sempre più tardi.
Molte giovani, infatti, non vogliono mettere al mondo un figlio se non si sentono in grado di poterne seguire adeguatamente la crescita, in ogni suo passaggio e sviluppo psicologico e affettivo. Quindi, possono ritrovarsi a procrastinare il momento in cui avere un bambino, aspettando di sentirsi in condizioni appropriate, per non dire ottimali, dal punto di vista psicofisico, ma anche sul piano della realizzazione in campo affettivo, lavorativo e sociale.
Del resto, sappiamo tutti che mettere al mondo un figlio, accudirlo, svezzarlo e crescerlo prevede non solo gioie e soddisfazioni, ma anche responsabilità, difficoltà, limiti, incombenze e purtroppo qualche volta anche disagi economici. Problematiche che, in mancanza o in carenza di adeguate garanzie economiche, sociali e lavorative, oltre che del necessario sostegno familiare (in particolare, del partner), possono rendere difficile, insoddisfacente e complesso diventare genitore, uno dei più importanti eventi nella vita di una donna come di un uomo. Quindi, talvolta le donne si orientano vero il social freezing, in modo da non essere più pressate dall’orologio biologico.
Su questo tema, mi sento di fare una riflessione: la nascita di un figlio non può e non deve essere vissuta come un ostacolo, un impedimento, un problema o un peso. Dare con responsabilità la vita significa prima di tutto donare amore, accogliere, contenere, rendere felice e unica l’esistenza di chi viene al mondo. Queste responsabilità dovrebbero riempire il cuore e il corpo di emozioni, sentimenti, speranze ed energia vitale. Purtroppo, però, non sempre è così. Ecco perché ritardare la gravidanza e, per così dire, fermare il tempo, conservando ovociti “giovani”, può comportare vantaggi: per esempio, magari permette di diventare madri oltre i 40 anni, in una situazione di maturità, stabilità e serenità che consente di vivere la maternità in maniera più attenta ai bisogni del nascituro. ●
Articolo pubblicato su Confidenze n. 38 2023
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