Sonia Bergamasco: «Perché mi affascina Eleonora Duse»

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L'attrice sta girando l'Italia per presentare il docufilm di cui è regista e interprete, dedicato a Eleonora Duse. Non solo una grande attrice, ma una personalità potente. Che ancora oggi ci parla. Con Sonia Bergamasco, nel docufilm, tante star, da Valeria Bruni Tedeschi a Fabrizio Gifuni

Attrice e musicista, Sonia Bergamasco lo è da sempre. Infatti, ha frequentato la Scuola del Piccolo Teatro di Milano nonostante stesse già studiando al Conservatorio. Dove si è diplomata in pianoforte. E, giovanissima, proprio alle lezioni di recitazione ha “incontrato” per la prima volta una donna che l’ha affascinata: Eleonora Duse. Alla quale, nel centenario della morte, Sonia ha deciso di dedicare il documentario Duse The Greatest. Un’indagine sulla diva acclamata in tutto il mondo, divenuta simbolo del teatro moderno.

Come hai pensato a questa investigazione su Eleonora, “la Divina”?

«Il progetto è nato molti anni fa, dalla fascinazione di uno sguardo. Ero stata presa alla Scuola di Teatro del Piccolo di Milano e, sulle scale che portavano in aula, c’era una gigantografia in bianco e nero della Duse. Non sapevo chi fosse, ma mi è venuta voglia di conoscere quella donna e di sapere perché fosse stata messa lì, in bella vista. È iniziato un lungo processo che ha accompagnato la mia crescita interiore. Sono partita da zero, catturata dalla sua storia privata e artistica, che mi hanno sempre emozionato. Ho sentito che anche Eleonora mi guardava e mi suggeriva come affrontare un mestiere complicato, anche fisicamente. L’interesse per lei non si è mai appannato. E ora, dopo tanti anni e il lavoro di ricostruzione fatto per il documentario, forse dovrò provare a “liberarmi” della sua figura. Intanto però, dal 3 febbraio sto girando l’Italia per presentarlo con una specie di tournée che finirà il 2 aprile».

A 100 anni dalla morte della grande attrice (la Duse è nata a Vigevano nel 1858 e morta a Pittsburgh nel 1924) era giusto parlarne?

«Sì, perché bisogna sempre avere riferimenti alti in questi tempi difficili».

Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo documentario che, coprodotto da Rai Cinema, prossimamente verrà trasmesso in tivù?

«Ho avuto chiaro fin da subito che non volevo un biopic. Infatti, non c’è un’attrice che interpreta la Duse. Quello che desideravo era trasmettere il carisma di questa donna di teatro che amava il cinema, anche se di lei esiste un solo film, muto. Guardandolo, però, si capisce tutta l’energia creativa e potente che l’attrice emana. Così forte e intensa da arrivare fino a noi».

A parte l’unica pellicola, della Divina restano soprattutto fotografie ma poche testimonianze. Come è riuscita a mantenere integra la fama negli anni?

«Attraverso i ricordi di chi aveva avuto la fortuna di vederla dal vivo e di ascoltare la sua voce sensuale, dai toni bassi. Per esempio, Lee Strasberg, fondatore del famoso Actors Studio, che l’ha incontrata a Broadway e ne è rimasto affascinato. Ma erano molti gli artisti che la amavano: Rainer Maria Rilke, Aleksandr Puskin, Anton Cechov, Konstantin Stanislavsky, LuchinoVisconti, Luigi Pirandello e tantissimi altri nomi noti».

In tutto il mondo recitava in italiano, quindi il pubblico non capiva le parole?

«È così. Ma era il suo corpo che parlava. Charlie Chaplin, dopo uno spettacolo, ha detto che era l’artista più grande che avesse mai visto».

La Duse aveva amicizie importanti tra le donne del suo tempo. Dalla scrittrice Sibilla Aleramo a Isadora Duncan. Faceva parte dell’élite intellettuale femminile dell’epoca?

«In realtà no, perché non era andata a scuola: era una donna del popolo, figlia di attori girovaghi. Ha iniziato a recitare da piccola, ma è sempre rimasta concreta. In più, era autonoma e non voleva far parte di cerchie ristrette».

In questo progetto sei voce narrante, sceneggiatrice e anche regista?

«Sì. La sceneggiatura l’ho scritta con Maria Paola Pierini. E poi, ho lavorato con un bel gruppo di giovani».

Hai coinvolto amici illustri come Valeria Bruni Tedeschi e Helen Mirren. Ma anche Fabrizio Gifuni, tuo marito. È stato difficile convincerlo?

«Per niente, anzi. Si è coinvolto da solo. Mi sentiva parlare di questa idea e, diciamo, che è diventato “dusiano” pure lui. D’altronde, il suo maestro di recitazione, Orazio Costa, ha sempre adorato la Divina».

Tu e Fabrizio lavorate spesso insieme. Per esempio, ne L’amica geniale dove lui era Nino Sarratore e tu Mariarosa Airota.

«Sì, ma nella serie io avevo solo una partecipazione e sul set non ci siamo mai incrociati. Ormai è raro che si lavori insieme, però ci siamo conosciuti proprio recitando».

Le vostre figlie Valeria (20 anni) e Maria (18) seguiranno le vostre orme?

«Sì. Maria è stata presa al Centro Sperimentale di Cinematografia. Vuole diventare attrice e noi siamo stati d’accordo che non facesse l’università. Valeria, invece, studia filosofia e fotografia e le piacerebbe diventare direttore della fotografia. Sono entrambi mestieri che permettono di esprimersi artisticamente, una bella sfida nella vita».

Dietro al tuo aspetto delicato si nasconde una leonessa?

«Credo di sì. Ci sono cose di me che nessuno vede, eppure esistono. Sembro fragile, eterea, ma è soltanto per il mio aspetto fisico. Perché in realtà sono tutt’altro».

Cosa ti fa divertire?

«Il mio cane, tanto. È un incrocio da caccia, si chiama Nicola. Era un randagio e l’abbiamo adottato da poco. Quando suono il pianoforte, lui canta ululando e mi fa veramente ridere. Sto ripassando i brani che suonerò al Teatro Greco di Siracusa dove sarò con Elettra di Sofocle. E lui mi accompagna con i suoi mugolii».

Guardi il Festival di Sanremo?

«Sicuramente. Di solito lo vediamo tutti insieme. Soprattutto, non perdiamo per nessuna ragione le due serate finali. Non le perderò neanche quest’anno, nonostante il mio tour nelle sale».

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Intervista di M.G. Sozzi pubblicata su Confidenze 7/2025. Nella foto Sonia Bergamasco con una foto di Eleonora Duse

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