“Quelle esperienze sono rimaste con me. Mi seguono ogni giorno, dal momento in cui mi alzo fino a quello in cui vado a dormire. Non riesco proprio a sbarazzarmene. Il peggio è l’angoscia che provo nel pensare al mio gemello Husein e a mio padre Aziz, mi chiedo come siano stati uccisi, se siano stati torturati o no e quanto abbiano impiegato a morire. Quel dolore è quasi insopportabile”.
Ho pensato a lungo ad un libro da consigliare per questo San Valentino, il primo della pandemia (almeno di quella con mascherina, distanziamento, igienizzazione delle mani, restrizioni, dpcm e zone a colori). Volevo qualcosa che d’amore parlasse davvero, non volevo un romanzo, non volevo una storia di fantasia, non volevo i cuscini a forma di cuori e nemmeno i fasci di rose.
Questo piccolo, immenso, libro di Hasan è da tempo in attesa di essere inserito in questa mia Stanza che condivido con grande affetto con tutte voi da tanti anni. Questo piccolo, immenso, libro racconta una vita, racconta una guerra e racconta una ‘colonna umana’, d’estate. Hasan era lì. Con suo fratello, suo padre e uno zio. Al massacro è riuscito a sfuggire. Alla condanna interiore che questo ha significato, no.
Hasan, che oggi ha una moglie e una bimba, è Curatore del Memoriale per il genocidio di Poto ari. Accompagna all’interno dell’ex fabbrica di batterie divenuta negli anni del conflitto balcanico sede dei Caschi Blu dell’Onu quanti qui arrivano per portare una carezza alle 8372 vittime civili, maschi fra i 12 e i 77 anni, massacrate dalle truppe serbe di Ratko Mladic nel luglio del 1995. Surviving Srebrenica, scritto in inglese, è stato il ritorno alla parola di Hasan, dopo dieci anni di silenzio, di dolore che strozza la gola.
Ma non è solo per questa testimonianza preziosissima, che parlo d’Amore. A Srebrenica sono stata anch’io. Ho portato con me le mie figlie. Era aprile, e ricordo che in quel silenzio siamo cadute anche noi, così innamorate di quella terra splendida e insanguinata. A Srebrenica, durante l’anno scolastico 2017/18, è arrivata anche la IV BI del Liceo Copernico di Verona. Loro, nel silenzio non sono precipitati. Anzi. Sono precipitati in qualcosa d’altro, di bellissimo, in una aurora giovane, in una vera storia d’amore. La più bella che posso consigliarvi. E spero, spero, possiate far vostro questo messaggio. Portatelo in tutte le scuole, leggetelo ad alta voce. Fatelo trovare ai vostri figli nella loro camera, regalatelo a chi amate. E non appena sarà possibile, andate a Srebrenica.
Una cosa che non faccio mai: grazie, grazie, grazie, alla casa editrice Gabrielli, che ha accolto il progetto e ad Amnesty International Italia per il patrocinio. Grazie.
“Abbiamo conosciuto Hasan nel febbraio del 2018, durante il viaggio di istruzione a Poto ari, nel memoriale in cui ora lavora. La proposta di un viaggio in Bosnia, a Sarajevo e dintorni, ci ha inizialmente stupito. Conoscevamo solo a grandi linee le vicende che avevano interessato la zona, così abbiamo iniziato a documentarci. Come per tutte le guerre, esistono narrazioni diverse: una ufficiale e una più umana, meno fredda, impregnata di lacrime. Così non poteva andare dimenticata la storia di un ragazzo di Srebrenica che in questo conflitto ha perso i suoi cari. Dopo aver vissuto dieci anni senza riuscire a parlare di ciò che era successo, Hasan ha deciso di scrivere questo libro e ha acconsentito che noi, studenti liceali, lo traducessimo e in questo modo facessimo conoscere la sua storia ad altre persone. Noi da Hasan abbiamo imparato il valore della testimonianza e quindi crediamo che il racconto di una dolorosa esperienza personale possa aiutare a riflettere sulla precarietà della condizione umana quando viene investita da pregiudizi ideologici.
Elena, Anda, Emma, Cristina, Barrow, Michele, Michelle, Nicolò, YuFei, Michela, Dalila, Paola, Anna, Luca, Ettore, Alessandro, Anna, Marcello, Ylenia, Giulia”
Hasan Hasanović, Surviving Srebrenica, Gabrielli Editori
Ultimi commenti