All’inizio la percentuale mi ha spaventata: 72,5% della popolazione. Poi, però, ho letto con più attenzione l’articolo Spegni quel cellulare (lo trovate su Confidenze in edicola adesso) e ho tirato un piccolo respiro di sollievo. Perché il dato è talmente generale che comprende anche me, di certo una fruitrice, ma assolutamente non una divoratrice.
Arriviamo al dunque: secondo l’ultimo rapporto Censis sul tema Comunicazione e media, il 72,5% degli italiani usa i social network. E il 50% controlla le notifiche appena si sveglia e prima di andare a dormire.
Personalmente, appartengo al nutrito gruppetto del 72,5, ma non a quello più scarnetto del fifty-fifty. Pur accendendo il telefonino alla mattina, è difficile che mi colleghi su Facebook prima di arrivare in redazione. E quando sto per addormentarmi l’ultimo sguardo è per la banalissima televisione o per la più intrigante Settimana Enigmistica.
Detto questo, non ho nulla contro i vari Fb, Instagram & Co., mentre sono imbufalita con chi ha sempre il cellulare in mano, indipendentemente dall’uso che ne sta facendo. Ma forse sono una mosca bianca, visto che ormai vedo uomini e donne, giovani e anziani vivere con quella perenne appendice tra le dita, apparentemente indispensabile come il gancio per Capitano Uncino.
La mia reazione? Di indignata rassegnazione. Perché se da un lato questo tipo di atteggiamento mi rende furibonda, dall’altro so che non posso farci niente: chiedere a qualcuno di abbandonare per un nano secondo lo smartphone può creargli un acuto scompenso cardiaco di cui non vorrei mai essere responsabile.
Però, che tristezza. E quando dico così, intendo anche quelli che telefonano in continuazione, battono sulla tastiera di Whatsapp come se stessero scrivendo un romanzo, sfoderano il device per farti vedere foto di cui non te ne frega niente, ti degnano di qualche parola con l’occhio fisso sul piccolo schermo senza la minima remora. Pensando che sia normale. Anzi, stupendosi se capiscono (le rare volte che lo fanno) che ti stanno girando a mille.
Adesso, non è che vorrei fare troppo l’antica, ma la buona educazione? L’interesse per la persona che hai di fronte? La curiosità di vivere qualcosa di vero? Non mi soffermo sul solito turista a Venezia che guarda la laguna attraverso il telefonino (pazzesco!!!), ma non riesco a non menzionare le coppie al ristorante fisicamente vicine, ma emotivamente lontane anni luce. Oppure gli automobilisti che vanno tutti storti perché guidano digitando. E vogliamo ricordare chi non abbassa la suoneria al cinema, alle riunioni o (il mitico Furio-Verdone docet) in occasioni tipo ingresso degli sposi in chiesa?
Non so come la pensiate voi, ma a tutto c’è un limite. L’unico orizzonte sconfinato che accetto è di questo genere: hai scritto un Whatsapp a uno (o a una) che ti piace un casino e non sai se ha letto il tuo messaggio. Beh, ecco uno dei pochi casi in cui controllare ogni 30 secondi se compaiono le due virgolette azzurre non è umano, ma doveroso.
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