Oggi 7 febbraio ricorre la Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, un fenomeno sempre più diffuso nelle scuole e che secondo i dati dell’ultimo Monitoraggio dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo (2021) a cura del Ministero dell’Istruzione coinvolge direttamente più del 20% degli studenti.
A dichiararsene vittima è il 22,3% dei circa 314.500 studenti di oltre 700 scuole secondarie di secondo grado che hanno partecipato a un sondaggio a tema insieme e 46.000 docenti di più di 1.800 istituti.
Il 19,2% dei ragazzi e delle ragazze intervistate ha subito episodi occasionali di bullismo mentre un 2,9% afferma di essere stato“bullizzato” in maniera sistematica. Un 8 % ha ammesso di essere stata vittima anche di cyberbullismo, a mezzo social e smartphone.
Il 18% dei rispondenti ha preso parte attivamente a gesti intimidatori verso un compagno o una compagna e il 7 % lo ha fatto ricorrendo allo smartphone e ai social (cyberbullismo).
Sull’ultimo numero di Confidenze trovate la storia vera di Sebastiano Andrea Massaccesi, (Non può piovere sempre raccolta da Federico Toro). Sebastiano è oggi uno psicologo clinico ma ha alle spalle un passato di vittima di bullismo, che lo ha profondamente ferito e indotto a scegliere come professione quella di aiutare i ragazzi a guarire dalle ferite psicologiche della sopraffazione.
E sempre in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo la casa editrice Erickson pubblica un utile decalogo, tratto dal libro di Antonella Ammirati: Bullismo (Cosa fare e non) Guida rapida per insegnanti.
Perché se è vero che la scuola è il primo ambiente di relazione sociale per i ragazzi, un luogo di confronto e di crescita, è dovere di un insegnante sapere cogliere quei segnali di disagio e di non detto negli occhi dei loro alunni, che sono spesso spia di chi subisce vessazioni.
E siccome non è sempre facile relazionarsi con i bulli in classe, ecco un decalogo di consigli utili per insegnanti, pensato da Antonella Ammirati, neuropsicologa e psicoterapeuta, che si è occupata a lungo di psicologia scolastica e psicologia dell’età evolutiva.
Lo riportiamo qui di seguito, certi sia utile a tutti.
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Tenere a mente che il bullo vorrebbe essere parte attiva delle situazioni.
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NON chiamare sempre in causa l’autorevolezza del proprio ruolo di insegnanti/educatori.
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Valorizzate l’esigenza del bullo di ricercare relazioni, seppur con modalità disfunzionali.
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NON avallare l’idea che essere forti significhi non provare sentimenti.
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NON giudicare la persona, ma i comportamenti.
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NON schierarsi apertamente dalla parte della vittima: anche il bullo è una vittima e ha bisogno di aiuto.
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NON fare riferimento a carenze nell’ambiente familiare del bullo.
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NON fare presente alla vittima le sue difficoltà relazionali prima di averla protetta dalle prepotenze.
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NON lavorare con il gruppetto di alunni (autori e vittime) della dinamica senza coinvolgere l’intero gruppo classe.
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NON colpevolizzare i genitori.
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