Un matrimonio americano di Tayari Jones

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Un thriller e un viaggio nelle nostre relazioni, nel legame che ci tiene indissolubilmente crocefissi alle nostre radici

“Davina aveva detto che l’unica domanda è qualcosa o niente, ma è una fantasia, come il ricominciare da zero. Tra me e Celestial ci sarebbe stato qualcosa per il resto della vita. Nessuno dei due avrebbe mai gustato la pace perfetta del niente. Quando la sveglia vicino al letto ebbe segnato la mezzanotte e il Natale fu passato, sentii mia moglie mordicchiarmi le spalle di baci. Il suo respiro aveva l’odore dell’infelicità, ma lei continuò ad accarezzarmi, ripetendo il mio nome in un sussurro triste. Mi voltai verso di lei; tra le mie mani la sua testa era fragile come una lampadina. ‘Non sei obbligata, Georgia’. Lei mi mise a tacere con un bacio che non ero sicuro di volere. Alla luce della sveglia intravedevo la fronte tesa e le palpebre tremanti. ‘Non dobbiamo per forza’, dissi. ‘Possiamo anche solo dormire’.

 La sua pelle scottava contro la mia coscia mentre giocherellavo con l’orlo di pizzo della camicia da notte. Le mie mani, animate di volontà propria, cercarono il resto di lei, ma dopo il passaggio delle mie dita i suoi muscoli si irrigidivano. Era come se, cellula dopo cellula, la stessi trasformando in pietra. 

(…) ‘Georgia? Dissi. ‘Tu sei dentro di me. Quando ti tocco, la tua carne comunica con le mie ossa. Credi che non riesca a sentire come sei triste?’. ‘Ho paura’, rispose, e le sue dita trasmettevano una disponibilità piena di tristezza”.

Quello tra Celestial e Roy non è stato un vero e proprio colpo di fulmine ma qualcosa di simile, qualcosa come un tuono prolungato negli anni prima di scaricare in energia luminosa. Poi, però, era stato un vortice: una passione bruciante, un matrimonio desiderato, una vita a due.

Stati Uniti d’America del Sud, la pelle color ebano, una fratellanza che resiste in una società che sembra essere un luogo aperto alle contaminazioni culturali e invece continua a creare ghetti, fisici e psicologici e relazionali. Essere neri, nella terra della libertà, vuol dire mille cose. La prima è una certezza: non tutte le libertà hanno lo stesso sapore. E questo Roy lo ha sempre saputo, figlio di una donna abbandonata dall’uomo che l’ha messa incinta, cresciuto con un padre buono ma in sostituzione. Questo lo ha sempre saputo anche Celestial, nonostante i privilegi di una condizione a sei zeri. Dopo aver fatto visita ai genitori di Roy, la coppia passa la notte in un Motel. Dopo una piccola discussione, Roy si assenta qualche minuto per andare a prendere del ghiaccio e far decantare così la tensione. Dopo aver fatto pace la coppia si addormenta abbracciata ma a un tratto un gran rumore li sveglia. La donna alla quale Roy aveva prestato aiuto per un piccolo guasto nella sua camera quando si era recato a prendere il ghiaccio è stata violentata, e l’accusato è lui. Comincia qui Un matrimonio americano e qui comincia a finire il matrimonio tra Celestial e Roy.

Non è un thriller, non è un giallo. Roy è innocente anche se finisce in carcere e questo al lettore è noto da subito. La trama del libro, in parte epistolare e in parte a tre voci (un ruolo fondamentale spetta all’amico di infanzia di Celestial – che Roy chiama Georgia -, Andre), è complessa, intima, tortuosa. Cosa anima i nostri sentimenti, da dove troviamo la forza per tenerli vivi, per conoscerne la reale natura?

È un thriller eccome, questo romanzo. Un viaggio nelle nostre relazioni e nel legame che ci tiene indissolubilmente crocefissi alle nostre radici, alle cose fatte ma non dette, alle cose fatte ma non comprese. È un giallo, racconta le storture del sistema giuridico di una federazione che continua ad avere due pesi e due misure, di un colore della pelle che ancora paga per colpe che non si è ancora capito quali siano.

È una bibbia, questo libro. C’è il senso della preghiera vera, quella di ogni anima umana, imperfetta, spaventata, alla ricerca, ovunque, di pace e del senso, della possibilità, dell’amore.

Tayari Jones, Un matrimonio americano, Neri Pozza

 

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