Il termine crossdressing indica l’abitudine a indossare capi di abbigliamento generalmente associati al ruolo di genere opposto al proprio, spesso solo per motivi ludici e non direttamente riconducibili a un orientamento omosessuale o transessuale. La storia che pubblichiamo su Confidenze “Un irrefrenabile desiderio” raccolta da Susanna Battistini, ha dell’incredibile, perché a parlare è Stefano Ferri, crossdresser, ma soprattutto marito di Licia e padre di Emma, una bambina di sette anni. Il suo travagliato approdo a questa condizione non ha però nulla di ludico, ma è frutto di un percorso sofferto, scoperto anche grazie alle frequentazioni con il mondo della moda.
Fu il kilt di John Richmond nel 2002 il primo indumento femminile che Stefano indossò in pubblico, dopo essersi “innamorato”, come lui stesso confessa, di un paio di infradito di Tom Ford del 1996 dalla linea molto femminile.
Leggendo la sua storia viene da riflettere su quanto la moda abbia contribuito in questi anni a sdoganare comportamenti e look che prima avrebbero fatto gridare allo scandalo, creando anche una maggiore commistione tra abiti maschili e femminili, tanto che sulle passerelle a volte diventa difficile capire se sta sfilando un uomo o una donna. E come dimostra la foto che abbiamo scelto, scattata durante la London Fashion Week di settembre 2015, il fenomeno crossdressing si estende oggi anche alle strade delle grandi metropoli. Lascio a voi giudicare i confini del buon gusto.
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