Gli italiani sono poco sensibili e consapevoli del tema obesità e tendono confondere quest’ultima con il sovrappeso, considerandola quasi più, la conseguenza di uno stile di vita sbagliato che una malattia. Ogni anno il 4 marzo ricorre il World Obesity Day 2023, una giornata istituita nel 2015 allo scopo di sensibilizzare cittadini e istituzioni su un problema che interessa nel mondo quasi un miliardo di persone ma che già al 2035 si stima possa coinvolgere ben 2 miliardi di persone.
in Italia gli obesi veri proprio sono 6 milioni ma oltre il 46% degli adulti e il 26,3% dei bambini e adolescenti è in eccesso di peso.
Un sondaggio realizzato da YouGov per il gruppo Allurion, ci dice che solo il 18% conosce la differenza tra obesità e sovrappeso e che c’è ancora molta disinformazione sull’incidenza di questa malattia: per esempio il 47% dei nostri connazionali sovrastima il numero di obesi e l’84% ritiene che il problema sia aumentato a causa della pandemia.
C’è ancora molto da fare sul lato della prevenzione, informando i cittadini ed evitando discriminazioni, pregiudizi e comportamenti stigmatizzanti verso le persone che ne soffrono.
La quasi totalità degli italiani per esempio ritiene che l’obesità abbia un impatto non solo a livello fisico, ma anche mentale e il 95% è consapevole che sia portatrice di altre malattie, in primis il diabete. L’80% degli italiani poi ritiene che dovrebbe essere considerata come una malattia, ma rispetto agli altri Paesi europei siamo meno preparati su cosa fare per combatterla, basti dire che il 75% pensa che il consulto con un nutrizionista sia l’unica strada da prendere e solo il 39% pensa a un consulto con un endocrinologo.
In occasione del World Obesity Day 2023 si sono date appuntamento a Roma presso il Ministero della Salute le principali associazioni (Intergruppo parlamentare obesità e diabete, World obesity federation, Sio – società italiana dell’obesità; Io net – Italian obesity network; Open italy obesity policy engagement network; Amici obes) in un incontro alla presenza del ministro della Salute Orazio Schillaci, per fare il punto su quanto è stato fatto finora livello istituzionale.
Al momento ci sono due disegni di legge presentati alla Camera dei Deputati dai presidenti dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete: l’onorevole Roberto Pella (“Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità“) e la senatrice Daniela Sbrollini (“Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”). Ma quello che chiedono le associazioni in una lettera aperta al Ministro è un impegno più concreto perché l’obesità venga inclusa nel Piano Nazionale delle Malattie Croniche (PNC) e riconosciuta nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
“Tutti i cittadini devono avere un uguale accesso alle cure” ha detto l’onorevole Pella. Ma oggi non è così. In Italia spesso sono gli stessi medici di base impreparati a gestire la malattia, per questo è necessario creare reti regionali di assistenza per la persona con obesità che coinvolgano centri specialistici e medici di medicina generale.
Dei 38 centri di cura oggi presenti sul territorio nazionale, ha fatto notare il prof. Lucio Gnessi, consigliere della Società italiana obesità, 21 sono al Nord Italia dove peraltro la percentuale di persone obese è inferiore. L’obesità infatti è molto diffusa nel Sud Italia con punte del 31,9 per cento e del 26,1 per cento nelle Isole relativamente ai bambini e adolescenti in eccesso di peso.
«La più grande iniziativa negli ultimi due anni da parte dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete è stata la richiesta per l’ottenimento del pieno riconoscimento dell’obesità come malattia. Occorre che questa proposta approvata all’unanimità abbia un seguito in tempi brevissimi e che la malattia venga inclusa nei Lea per fare in modo che migliaia di persone in grosse difficoltà possano ricevere le cure adeguate e poter affrontare un adeguato percorso di cura. Solo così potremo dire che si vuole realmente combattere l’obesità ormai dilagante nel nostro Paese e in tutto il mondo», dichiara Iris Zani, Presidente Amici Obesi.
Ci sono poi gli aspetti sociali della malattia e lo stigma che porta con sé il 72% degli italiani pensa che la discriminazione verso le persone obese sia aumentata negli ultimi anni e che i social ne siano stati i principali responsabili, in generale oltre il 60% degli intervistati da You Gov ritiene che l’essere obeso comporti isolamento sociale, difficoltà relazionali nella vita affettiva, nel trovare lavoro, e infine sia pretesto di atti di bullismo. Il movimento body positive viene giudicato positivamente dal 77% degli italiani ma purtroppo non incide sui comportamenti sociali delle prersone, per questo il 47% degli intervistati chiede più politiche pubbliche per aumentar l’integrazione degli obesi e oltre il 70% programmi scolastici ad hoc e programmi educativi sul posto di lavoro.
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