Nel 2025, nel mondo, i bambini al di sotto dei cinque anni con problemi di eccesso di peso sfioreranno i 70 milioni. In Europa un ragazzino su tre tra i 6 e i 9 anni è obeso o in sovrappeso. Sono numeri da brivido, quelli che si ricavano da un recente rapporto commissionato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E in Italia un’indagine sui bimbi di 9 anni ha verificato che l’obesità ne interessa quasi 10 su 100.
Basta una scorsa a questi dati ed è facile comprendere come mai continui ad aumentare l’incidenza di malattie strettamente legate al sovrappeso, che cominciano a mettere radici nell’infanzia, magari restano latenti per anni e poi si sviluppano nel corso della vita. Anche perché è ormai ben verificato che il 90% dei bambini obesi manterrà il peso in eccesso una volta adulto. Nell’ultimo decennio, persino nella popolazione infantile, si sono moltiplicati i casi di patologie legate alla dieta e alla sedentarietà come diabete, ipertensione, steatosi epatica.
La crisi economica ha in parte favorito questa epidemia di obesità. Che il cibo-spazzatura sia in genere più economico della carne, del pesce e di certa frutta e verdura è un dato di fatto. Assistiamo così al triste paradosso di un’Europa dove nuovi e vecchi poveri ingrassano e versano in uno stato di malnutrizione legato all’eccessiva quantità di cibo, spesso di scarsa qualità, mentre ad altre latitudini schiere di persone, ancora più povere, soffrono quella magrezza che il vocabolario classifica con la parola “denutrizione”.
Il calo del potere d’acquisto e le difficoltà reali di tanti italiani non devono però diventare un alibi. La merendina industriale sarà pure in tanti casi a buon mercato, ma finisce nel carrello della spesa soprattutto perché staziona ai primi posti nella lista dei desideri dei bambini, bersaglio fin troppo facile di messaggi pubblicitari martellanti. E a volte noi adulti preferiamo concedere a figli e nipoti il loro snack preferito piuttosto che rischiare di scontentarli, abituandoli ad apprezzare una gustosa e salutare pesca. Che dire poi delle bibite gasate, piene di zucchero? Nello zainetto della gita non mancano quasi mai, eppure costano più dell’acqua.
Dietro a bambini e adolescenti sempre più grassi ci sono tante volte genitori, nonni, zii compiacenti o inconsapevolmente complici. Che magari la mattina hanno fretta e non si soffermano con la dovuta cura a preparare la colazione (e le ricerche evidenziano che i ragazzi che mangiano poco e male nel primo pasto della giornata o lo saltano del tutto tendono più facilmente a metter su peso rispetto a chi fa una sana colazione). Non mancano nemmeno adulti pacificati all’idea che i bambini stiano seduti davanti a tv, pc e Playstation, quando con un po’ di pazienza potrebbero spronarli a fare un po’ di movimento tutti i giorni e non solo nell’ora di calcio o di danza bisettimanale. Se poi questi genitori riuscissero a ritagliarsi uno spicchio di tempo per praticare anche loro attività fisica insieme ai propri figli sarebbe addirittura perfetto.
Insomma, al netto della crisi, invertire la tendenza e proteggere le giovani generazioni dal pericolo dell’obesità e dalle sue conseguenze sulla salute è possibile. Servono scelte responsabili, costanza e il coraggio di sopportare qualche broncio.
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