Fatico a ricordare qualche paziente di sesso femminile in età adulta che non mi abbia manifestato le sue preoccupazioni in merito a latte, yogurt e formaggi. Da diversi anni, infatti, il consumo di latte e prodotti lattiero-caseari in relazione ai temi della salute è oggetto di dubbi e dispute, a cui i social media hanno fatto, e continuano a fare, da potentissima cassa di risonanza, di solito in modo allarmistico e privo del necessario rigore scientifico.
In particolare, è molto dibattuta la relazione tra latticini e cancro al seno. Siccome amo poco i “si dice”, ancora meno quando si parla di argomenti di speciale delicatezza come i tumori, voglio provare a sciogliere le perplessità ricorrendo alle migliori e più recenti evidenze scientifiche, che sono chiare e non possono essere ignorate da nessuno.
La preoccupazione di consumare latte e derivati deriva innanzitutto dal fatto che questi alimenti possano aumentare i livelli del fattore di crescita insulino-simile-1 (IGF-1), promuovendo lo sviluppo delle cellule tumorali. A ciò di frequente si aggiungono i timori sulla presenza nel latte e nei suoi derivati di ormoni.
Per completezza, tuttavia, va detto che spesso si ignora o si dimentica che i latticini contengono anche sostanze benefiche, quali calcio, acido linoleico coniugato (CLA), vitamina D, e che diverse evidenze suggeriscono che tali molecole potrebbero contribuire a regolare la crescita delle cellule tumorali e a prevenire il cancro al seno. Bisogna inoltre sapere che in Italia l’utilizzo di ormoni in allevamento è vietato da oltre 40 anni.
Pochissimi anni fa, nell’agosto del 2021, è stata eseguita un’analisi di tutti i principali studi precedentemente condotti sul tema latticini e cancro al seno. L’ha pubblicata l’American Journal of Clinical Nutrition, una delle riviste scientifiche più prestigiose in assoluto nel campo della nutrizione, con il titolo “Dairy foods, calcium, and risk of breast cancer overall and for subtypes defined by estrogen receptor status: a pooled analysis of 21 cohort studies” (ovvero “Latticini, calcio e rischio di cancro al seno in generale e per sottotipi definiti dallo stato del recettore degli estrogeni: un’analisi aggregata di 21 studi di coorte”).
Questa ricerca internazionale ha preso in esame i dati relativi a oltre 1 milione di donne – un numero impressionante – che hanno partecipato a 21 diversi studi precedenti, lungo archi di tempo che vanno da 8 a 20 anni.
E quali sono state le conclusioni dei ricercatori al termine di questa imponente disamina? Che è del tutto improbabile che il consumo complessivo di latticini aumenti il rischio di cancro al seno. Questo, nel linguaggio super prudente e “politicamente corretto” della scienza, significa che i latticini sono alimenti sicuri per il consumo.
Lo studio non porta solo una parola di rasserenamento decisamente autorevole e verosimilmente definitiva sull’argomento, ma ha anche rilevato che il consumo moderato di alcuni prodotti lattiero-caseari, quali yogurt, ricotta e fiocchi di latte (cottage cheese), è addirittura collegato a un minor rischio di tumore al seno. Il merito potrebbe ascriversi al contenuto in benefici probiotici che caratterizza i latticini fermentati.
Esistono alcuni medici e altri professionisti sanitari che sulla paura dei latticini hanno costruito la propria fortuna. I loro nomi sono molto famosi (ma solo tra la gente comune; gli esperti del settore li ignorano). Mostrategli questo studio. E chiedetegli, finalmente, di tacere.
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