I diverticoli sono estroflessioni a fondo cieco che si formano nella parete intestinale (a mo’ di sacche), di solito in quel tratto terminale del tubo digerente chiamato sigma. Chi ha i diverticoli è affetto da una patologia nota come diverticolosi o malattia diverticolare. La diffusione della diverticolosi nella popolazione cresce con l’età: dai 50-60 anni il rischio di soffrirne aumenta significativamente e, dopo gli 80, i diverticoli interessano addirittura 3 persone su 4, spesso senza dare sintomi.
Se però i diverticoli si infiammano, o addirittura si infettano, ecco che insorge la diverticolite, la fase acuta della malattia diverticolare, con presenza di sintomi, quali dolore o indolenzimento addominale, gonfiore e a volte persino nausea e vomito. La diverticolite rappresenta una complicanza della diverticolosi e può avere conseguenze anche gravi.
Comprendere la differenza tra diverticolosi e diverticolite è essenziale per chi ha i diverticoli, perché la dieta da seguire è diversa nei due casi. Devo confessare che tanti miei pazienti con i diverticoli non sanno bene cosa mangiare (in primo luogo, si chiedono se le fibre alimentari sono benefiche o, al contrario, critiche), proprio perché hanno letto indicazioni che non sono quelle corrette per la condizione che stanno vivendo. Facciamo chiarezza, allora.
La dieta per la diverticolosi (ovvero la semplice presenza di diverticoli, senza disturbi) è un’alimentazione che deve mirare a promuovere l’evacuazione e a prevenire l’infiammazione, ossia l’insorgenza della diverticolite. Una dieta ricca di fibra alimentare (non meno di 30 grammi al giorno) è la medicina migliore per la diverticolosi. Quindi, via libera a verdura cruda e cotta, frutta (completa di buccia ogni volta sia possibile), legumi (anche passati), cerali integrali (pasta, riso ecc.), semi e frutta a guscio (molto ben masticati).
Non va dimenticato il giusto apporto di liquidi, che servono ad aumentare il volume della massa fecale: devono ammontare a circa 2 litri al giorno. Ottime, sotto questo profilo, risultano le zuppe di verdura: in un solo colpo, consentono di assumere fibra e acqua. Invece, il consumo di altri alimenti deve essere contenuto: innanzitutto i grassi, specie quelli animali (attenzione a formaggi, salumi e insaccati, in primo luogo), i dolci, gli alcolici, il tè e il caffè, le spezie piccanti. Insomma, la dieta per la diverticolosi non è poi tanto diversa da una normale dieta sana, a cui tutti dovremmo ispirarci.
E invece la dieta per la diverticolite? Bé, quando i diverticoli si infiammano, l’alimentazione deve necessariamente modificarsi. E la dieta per la diverticolite è… praticamente l’opposto di quella per la diverticolosi! In particolare, per quel che riguarda la fibra: là andava aumentata, mentre qui deve essere addirittura eliminata (una perfetta dimostrazione, tra l’altro, che non esistono cibi buoni o cattivi in sé o una alimentazione valida per chiunque, ma che tutto dipende dal contesto).
La diverticolite richiede una dieta inizialmente limitata ai soli liquidi, successivamente a cibi semiliquidi privi di fibra, per passare progressivamente, col migliorare della sintomatologia, a una dieta solida a basso contenuto di fibra e quindi tornare alla dieta ricca di fibra, quando l’infiammazione regredisce. Chiaramente, si tratta di impostazioni dietetiche circoscritte nel tempo, per la durata della sola fase acuta della malattia diverticolare: l’alimentazione per la diverticolite manca di nutrienti importanti, che non possono essere assenti dalla dieta troppo a lungo. Qualora la situazione individuale imponesse di procrastinare per tempi non brevi la dieta liquida o semisolida a basso tenore di scorie, è dunque più saggio affidarsi al nutrizionista, che possa suggerire come procedere con questo regime alimentare senza incorrere in deficit nutritivi più o meno gravi.
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