Earthing: cos’è e perché praticarlo

Natura
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Le vacanze estive sono il momento più favorevole per riconnettere il nostro corpo all’energia naturalmente presente nel terreno su cui camminiamo

Avevi mai sentito parlare di earthing o grounding? Sono due termini equivalenti, mutuati dalla lingua inglese, con cui si identifica una pratica di medicina naturale che prevede il contatto diretto del corpo umano con la superficie della Terra. Secondo i sostenitori e alcune ricerche preliminari, questa connessione può avere effetti benefici sulla salute fisica e mentale.

Il principio alla base dell’earthing è che il contatto con la Terra permetterebbe di assorbire elettroni liberi, di cui viene costantemente rifornita grazie alla radiazione solare e ai fulmini. Gli elettroni agiscono come antiossidanti naturali, aiutando a neutralizzare i radicali liberi, molecole instabili implicate nell’infiammazione, nell’invecchiamento e in molte malattie croniche.

Gli elettroni vengono trasferiti al corpo quando questo entra in contatto diretto con il suolo, ad esempio nel momento in cui cammina a piedi nudi sull’erba, sulla sabbia o su qualsiasi altra superficie naturale. Il processo è simile alla messa a terra degli impianti elettrici, che protegge le persone contro le scariche elettriche.

Per migliaia e migliaia di anni, i nostri antenati sono stati perennemente collegati alla Terra, perché camminavano a piedi nudi o, al massimo, indossavano rudimentali calzature realizzate con pelli animali. In più, dormivano a diretto contatto del terreno. Oggi indossiamo scarpe isolate con suole di gomma o di plastica, che ci disconnettono dalla Terra. Praticamente nessuno di noi cammina più scalzo, perlomeno nel mondo industrializzato, ed è dunque impossibile avere una connessione regolare con la Terra e i suoi ritmi.

Secondo i fautori dell’earthing, la mancanza di questo contatto potrebbe facilitare squilibri nel corpo e potenziali problemi di salute, in particolare quelli che vedono come causa l’infiammazione cronica. Il grounding viene proposto come metodo per ridurre l’infiammazione, migliorare la circolazione sanguigna, contrastare lo stress psicofisico, facilitare il sonno e, in breve, incrementare il benessere generale.

L’invito, perciò, è a ristabilire la connessione con la Terra. L’estate potrebbe essere l’occasione più propizia, soprattutto per tutti coloro che hanno l’opportunità di fare una pausa dall’attività lavorativa. Lunghe camminate sulla spiaggia, sull’erba o sulla terra rappresentano un ottimo modo di praticare l’earthing. Sdraiarsi, su superfici naturali, è persino più raccomandabile, perché consente di aumentare la superficie di contatto tra corpo e suolo, massimizzando l’assorbimento di elettroni.

Anch’io, quest’estate, mi sto dedicando all’earthing con una certa regolarità. Approfitto delle vacanze estive per usare il meno possibile le scarpe e, in particolare, cammino a piedi nudi tutti i giorni sul prato della mia abitazione. Dovendo svolgere attività di giardinaggio pressoché quotidiane, lo faccio sempre scalzo. Non so dirti se i presupposti su cui si fonda il grounding siano scientificamente inappuntabili o se stia ricavando i benefici decantati dai suoi sostenitori, ma certamente camminare scalzo a contatto della Terra mi dà una sensazione piacevole e dimenticata, quasi ancestrale.

In ogni caso, non ci perdi niente: l’earthing è semplicissimo, gratuito e facilmente integrabile nella routine quotidiana, almeno in questa stagione. E ovviamente non ha controindicazioni. L’unica cautela – essenziale – è praticare il grounding in aree sicure e pulite, per evitare tagli, punture di insetti e contatti con sostanze nocive.

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