L’immensa popolazione di microrganismi “buoni” che vive nelle nostre viscere, assolvendo a compiti essenziali per la salute di tutto l’organismo (difesa dai patogeni, corretto funzionamento del sistema immunitario, produzione di vitamine e altre molecole indispensabili ecc.), è costantemente sotto assedio.
Le minacce per i batteri, i funghi, i protozoi e gli altri microbi che colonizzano l’intestino umano sano sono tante, di diverso tipo e provenienti da più fronti: il parto cesareo, l’allattamento artificiale, l’alimentazione moderna, gli inquinanti ambientali, certe malattie, lo stress in senso ampio e ulteriori elementi ancora sono tutti fattori in grado di impoverire il microbiota intestinale, modificando in senso sfavorevole la sua composizione in specie microbiche. Viene perturbata, così, la relazione con l’ospite – ovvero con noi -, che da vantaggiosa diventa foriera di problemi di salute della più varia natura (per rinfrescarti le idee sull’argomento, da’ un’occhiata all’articolo Microbiota, se ci tieni alla salute devi sapere cos’è, che ho scritto qualche tempo fa).
Una delle più potenti cause di disbiosi, ossia di alterazione del microbiota intestinale, è rappresentata dai farmaci. Non tutti, certo, però decisamente molti di più di quanti ne sospettassimo fino a solo pochi anni fa. E molti di loro sono di impiego estremamente comune e spesso, per di più, anche lungamente protratto nel tempo.
Sono sicuro che hai pensato agli antibiotici, e hai fatto senz’altro bene: gli antibiotici notoriamente non guardano troppo per il sottile e, oltre a distruggere i batteri patogeni, uccidono anche i batteri “amici”, come appunto quelli del microbiota intestinale.
Ma in anni recenti si è scoperto che molte altre classi di farmaci possono indurre disbiosi, addirittura di livello comparabile a quella provocata dagli antibiotici. Una delle ricerche più approfondite, dedicata specificamente agli effetti sul microbiota di medicinali diversi dagli antibiotici, è stata pubblicata lo scorso settembre a firma di ricercatori dell’Università di Nantes (Le Bastard Q et al, Impact of non-antibiotic drugs on the human intestinal microbiome, Expert Rev Mol Diagn, 2021 Sep;21(9):911-924).
Gli esperti francesi hanno verificato che alterano la composizione del microbiota intestinale farmaci tra i più prescritti al mondo: antinfiammatori non steroidei (FANS) utilizzati per il controllo di infiammazione e dolore, inibitori della pompa protonica (IPP) per curare malattia da reflusso gastroesofageo, gastrite e ulcera, statine contro il colesterolo alto e l’antidiabetico metformina.
Precedenti studi avevano per giunta evidenziato impatti negativi sul microbiota persino in seguito all’impiego di antipsicotici, oppiodi, corticosteroidi, estroprogestinici (la pillola anticoncezionale), lassativi e altri medicinali. I farmaci capaci di pregiudicare l’eubiosi intestinale non sono pochi.
Se andiamo a vedere quanti nostri connazionali assumono abitualmente IPP, FANS, statine, antibiotici e altri terapie critiche per il microbiota, non è difficile comprendere perché la disbiosi intestinale sia così diffusa.
Come intervenire? Le strade appaiono due. Previo confronto con il proprio medico, sarebbe innanzitutto opportuno evitare i farmaci non strettamente necessari, assumendo quelli necessari per il periodo più breve possibile. Per compensare la deprescrizione dei medicinali è in genere richiesto di adottare modifiche dietetiche e di stile di vita. La seconda strategia – l’unica per chi non può ridurre i farmaci – è intervenire periodicamente a correzione della disbiosi intestinale con la somministrazione di opportune formulazioni prebiotiche e probiotiche.
Un microbiota in equilibrio aiuta a proteggerci da tante e differenti malattie, anche severe e che vanno ben oltre l’intestino. Oggi sappiamo sempre meglio quali sono le minacce in grado di alterarlo e come difenderci.
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