È forse il malinteso in cui, in qualità di nutrizionista, mi imbatto più spesso. Riguarda la convinzione, condivisa da molti miei pazienti e follower, che il cibo che troviamo al supermercato nel reparto bio e vegan, oppure quello in vendita nei negozi di alimenti biologici, sia intrinsecamente più naturale e sano.
Cascarci, in effetti, è un attimo. Le aziende produttrici lo sanno benissimo e sfruttano proprio l’alone salutistico che circonda questi alimenti. Basta apporre sulla confezione una scritta come “100% vegetale”, “bio”, “light” oppure “senza” (aggiungi tu quello che ti pare – glutine, lattosio, grassi ecc -, l’importante è che sia… senza!) e, grazie a questo singolo claim, il prodotto in questione sembra diventare magicamente migliore da qualunque punto di vista, da preferire a ogni suo analogo convenzionale.
E così il consumatore acquista felice, sborsando cifre anche significative per quelli che crede essere alimenti dotati di chissà quali virtù. Invece, un cibo biologico ha solo la caratteristica di non essere stato prodotto con i metodi dell’agricoltura tradizionale, un alimento senza glutine si distingue dagli altri semplicemente per l’assenza di tale complesso proteico, un prodotto vegan vanta l’unica peculiarità di essere privo di derivati animali. E per il resto? Per il resto possono contenere le peggio schifezze.
L’altro giorno, mentre facevo la spesa nel mio solito supermercato, mi sono soffermato al reparto veg e bio. Notavo come, negli ultimi anni, questo spazio sia straordinariamente aumentato di dimensioni. Il motivo di tale “esplosione”? Esattamente ciò a cui accennavo: la crescente richiesta di prodotti considerati naturali – erroneamente, nella maggior parte dei casi – dai consumatori, che attribuiscono in maniera quasi automatica a qualsiasi cosa venduta in questo reparto un valore aggiunto. Ovviamente non è così.
Mi sono divertito a spulciare alcuni prodotti e a scorrerne l’elenco degli ingredienti. Ho trovato alternative di soia allo yogurt gusto frutta con più zucchero che frutta (tra cui lo sciroppo di glucosio-fruttosio, dolcificante artificiale tra i più deleteri in assoluto, che ti consiglio di evitare il più possibile). Ho trovato sostituti vegetali della carne (burger e analoghi prodotti realizzati con ingredienti vegetali che simulano la carne) che ricadono pienamente nel novero del cibo industriale e del junk food, tanto sono manipolati e processati (alla faccia del naturale…). Ho trovato, ancora, i pubblicizzatissimi “latti” vegetali della stessa azienda che produce la cola più famosa al mondo, con un elenco ingredienti sorprendentemente simile a quello dell’arcinota bibita gasata.
Però vuoi mettere? Sono 100% vegetali, privi di lattosio e gluten free (il glutine, a dire il vero, non ce l’hanno nemmeno gli alimenti convenzionali che questi prodotti vorrebbero imitare, quindi perché precisarlo sulla confezione, se non per ammaliare il consumatore poco accorto?).
Chiaramente, non morirai consumando una tantum questi alimenti (se proprio ci tieni…). L’importante è non partire dal presupposto che i cibi biologici, vegani, “naturali” siano implicitamente da preferire. Tieni sempre gli occhi bene aperti, prendi l’abitudine di leggere l’etichetta di qualunque prodotto acquisti e non farti sedurre dalle astuzie del marketing alimentare. Vegano non equivale a sano, biologico non vuol dire di qualità.
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