Aveva un nome impronunciabile, era un semplice mercante di tessuti privo di istruzione scientifica, eppure è considerato il padre della microbiologia (la scienza che studia i microbi) e l’inventore del microscopio.
Si tratta dell’olandese Antoni van Leeuwenhoek, vissuto a cavallo tra il 1600 e il 1700, uomo dotato di grande vivacità e curiosità intellettuale. A lui per primo si deve la scoperta dei globuli rossi, degli spermatozoi, nonché di una miriade di microrganismi che vivono nelle acque. Oltre che dei microbi – e qui veniamo al dunque – che vita natural durante ci portiamo in giro nella nostra bocca, sulla lingua, sui denti, nella saliva.
Da Leeuwenhoek a giorni nostri tanta strada è stata percorsa. Oggi sappiamo che nella cavità orale dell’uomo vive una comunità incredibilmente complessa di microrganismi – batteri, innanzitutto, ma anche funghi, virus, protozoi e ulteriori microscopici esseri viventi – che costituiscono un vero e proprio ecosistema in miniatura: il microbiota orale.
Ormai chiunque ha sentito parlare del microbiota intestinale. Molti meno sono coloro che sanno qualcosa del microbiota orale. Anzi, la maggior parte della popolazione ne ignora persino l’esistenza. Eppure, quello che le scoperte degli ultimi anni ci hanno rivelato è che quasi ogni nostro epitelio in comunicazione con l’esterno (intestino, pelle, vie urinarie, vagina, naso e, appunto, la bocca) ospita un distinto, caratteristico microbiota.
Tra tutti, il microbiota orale è secondo per abbondanza e varietà di specie solo al microbiota intestinale. E, come quest’ultimo, è strettamente collegato alla salute generale dell’uomo, in modi fino a solo un decennio fa assolutamente impensati.
La moderna ricerca scientifica ha messo in luce che quando il microbiota orale è in equilibrio, con i giusti rapporti tra microrganismi e una scarsa presenza di specie potenzialmente dannose, svolge tante funzioni per noi vitali, tra cui la protezione dalle infezioni e la produzione di sostanze utili. Tuttavia, se il delicato equilibrio di questo microbiota viene compromesso, può insorgere una condizione nota come disbiosi orale: uno stato di alterazione della composizione del microbiota orale, con aumento dei microrganismi patogeni e una diminuzione di quelli benefici, che è capace di influenzare negativamente la salute dell’organismo, anche quella – ed è questa la scoperta quasi rivoluzionaria – extraorale, ovvero di organi e apparati diversi, e persino distanti, dalla bocca.
La disbiosi orale può certamente favorire lo sviluppo di malattie della bocca, come carie, gengivite, afte e parodontite (la cosiddetta piorrea). Ma i suoi effetti si riverberano anche sulla salute generale: lo squilibrio del microbiota orale si associa a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari (come aterosclerosi e infarto), artrite reumatoide e altre patologie autoimmuni, malattie infiammatorie croniche intestinali (Crohn, colite ulcerosa), alcuni tipi di cancro, diabete mellito di tipo 2 e persino complicanze in gravidanza e patologie del sistema nervoso centrale, quali malattia di Alzheimer e disturbo dello spettro autistico.
Le armi a nostra disposizione per prevenire e contrastare la disbiosi orale e, così, i suoi influssi dannosi sulla salute globale, sono molte e da conoscere per tempo: un’attenta igiene orale, con pulizia regolare di denti e gengive e visite periodiche dal dentista; un’alimentazione ricca di cibi realmente nutrienti e vegetali freschi e, nel contempo, povera di prodotti ultraprocessati; la rinuncia al fumo; l’abolizione o la forte limitazione degli alcolici; l’uso prudente di determinati farmaci (tra cui gli antibiotici); il ricorso a opportuni integratori probiotici, da assumere anche a cicli, in grado di promuovere la salute del microbiota orale e, cascata, quella dell’organismo tutto.
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