Negli ultimi decenni, il tasso di obesità è aumentato in modo preoccupante a livello globale. Mentre le cause tradizionali, come una dieta squilibrata e la sedentarietà, sono riconosciute ampiamente e da tempo, solo recentemente il mondo della ricerca ha evidenziato il ruolo di determinate sostanze chimiche, denominate “obesogeni”, nell’indurre un indesiderato aumento di peso. Questi composti, presenti in plastificanti, pesticidi, additivi alimentari e inquinanti industriali, possono interferire con il metabolismo e il sistema endocrino, favorendo l’accumulo di grasso corporeo.
Gli obesogeni, infatti, sono in grado di alterare il normale funzionamento delle cellule adipose, influenzare la regolazione dell’appetito, influire sui livelli di ormoni come insulina, leptina e ormoni tiroidei e compromettere il metabolismo energetico. L’esposizione a questi composti avviene principalmente attraverso l’ingestione di cibo e acqua contaminati, l’inalazione di particelle tossiche e il contatto con prodotti di uso quotidiano, come cosmetici e contenitori di plastica.
Gli effetti degli obesogeni preoccupano ancor più nel periodo prenatale e in età pediatrica. L’esposizione precoce, durante la gravidanza e l’infanzia, può avere effetti duraturi sulla regolazione del peso corporeo: studi condotti su modelli animali hanno dimostrato che il contatto con queste sostanze durante lo sviluppo fetale può predisporre a obesità e disturbi metabolici nell’età adulta.
Tra i principali inquinanti associati all’aumento di peso troviamo innanzitutto i PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), una classe di composti chimici ampiamente utilizzati per la loro resistenza al calore e all’acqua, presenti in rivestimenti antiaderenti, imballaggi alimentari e schiume antincendio. Diversi studi hanno dimostrato che l’esposizione cronica ai PFAS può alterare il metabolismo lipidico e la sensibilità all’insulina, favorendo l’accumulo di grasso corporeo e aumentando il rischio di obesità.
Seguono a ruota il bisfenolo A (BPA) e gli ftalati. Il BPA è un plastificante utilizzato nella produzione di contenitori alimentari in plastica e rivestimenti interni di lattine. Gli ftalati, invece, sono additivi chimici presenti in numerosi prodotti, tra cui cosmetici, giocattoli e materiali plastici. Entrambi sono noti per la loro azione di interferenti endocrini, in grado di mimare o bloccare gli ormoni naturali del corpo, portando così a squilibri metabolici e all’incremento del tessuto adiposo.
Anche diversi pesticidi e erbicidi comunemente usati in agricoltura contengono sostanze chimiche capaci di aumentare il rischio di obesità e di disturbi metabolici. Il DDT, pur essendo stato vietato in Italia da tempo, continua a persistere nell’ambiente per decenni a causa della sua elevata stabilità. Il più recente dossier di Legambiente (2024) svela la presenza di residui di fitofarmaci nel 41,3% dei campioni di alimenti analizzati e la frutta risulta la categoria più colpita.
Mi fermo qui solo per brevità. Potrei parlarti anche di diossine, PCB (policlorobifenili), politetrafluoroetilene (PTFE, ovvero il Teflon, comunemente utilizzato nelle padelle antiaderenti) e troppe altre molecole critiche che possono causare – tra i tanti danni per la salute – una maggiore predisposizione all’aumento di peso e a patologie metaboliche.
Sebbene evitare completamente il contatto con queste sostanze sia difficile, le seguenti attenzioni possono aiutarti a ridurne l’esposizione.
1) Preferisci materiali alternativi alla plastica, come vetro, acciaio inox, ceramica, per conservare alimenti e bevande.
2) Evita i cibi confezionati e ultra-processati, tra i più a rischio per la presenza di residui di PFAS e BPA.
3) Scegli prodotti per la cura personale dichiarati privi di ftalati e BPA (controlla bene sulla confezione).
4) Privilegia gli alimenti biologici, per limitare l’assunzione di pesticidi ed erbicidi (nel citato rapporto di Legambiente i residui nei prodotti bio riguardano solo il 7% dei campioni analizzati e sono presumibilmente dovuti a contaminazione accidentale).
5) Arieggia frequentemente gli ambienti chiusi, per ridurre l’accumulo di sostanze chimiche volatili provenienti da mobili e materiali da costruzione.
L’obesità è una condizione complessa e influenzata da molteplici fattori. Quello che hai imparato leggendo questo articolo non deve diventare un alibi per indulgere in comportamenti alimentari errati o nella sedentarietà. Ma comprendere il ruolo degli obesogeni nel metabolismo umano può aiutare medici, nutrizionisti e pazienti a sviluppare strategie di prevenzione più efficaci, adottare stili di vita più sicuri e promuovere politiche di regolamentazione volte a ridurre l’esposizione a queste sostanze dannose.
Ultimi commenti