Sul numero di Confidenze in edicola adesso, l’articolo Funghi… in forma suggerisce una serie di ricette per flan, frittate e pizze a base di porcini, finferli & Co.
Premetto che io non vado pazza per i funghi. Però, l’idea che sia iniziato il loro momento mi rende felice, perché coincide con quello di altre prelibatezze (tipo zucca e cachi) di cui, invece, sono così ghiotta che ne mangerò un botto. Ma solo ed esclusivamente fino all’arrivo dei biscotti allo zenzero a Natale. Dello zampone con lenticchie a Capodanno. E delle chiacchiere a Carnevale.
Tutto questo perché ho la mania di rispettare le stagioni con una rigidità al limite del fanatismo che non riservo solo al cibo. Infatti, se nessuno mi vedrà mai davanti a un vassoio di fragole in gennaio, nello stesso mese non mi incontrerà neppure in aeroporto pronta per volare verso un Paese caldo.
Lo so, sembra che voglia farmi del male a ogni costo negandomi una sfilza di piaceri della vita. Invece, è l’esatto contrario: sono convinta che mettere dei paletti temporali alla quotidianità sia il modo migliore per riempirla di elettrizzanti prospettive per il futuro. In altre parole, penso che crearsi dei desideri ricchi di aspettative aiuti a trasformare ogni sacrosanta giornata nella vigilia di qualcosa di bello.
Facciamo l’esempio dello sci e del nuoto. Amo entrambi gli sport con tutte le mie forze e, anno dopo anno (Covid permettendo), non vedo l’ora di infilare gli scarponi per buttarmi sulle piste e di indossare il costume da bagno per raggiungere a bracciate la boa. Eppure, se mi proponessero un weekend su un ghiacciaio in estate o una vacanza esotica in inverno, non accetterei, fedele al motto “ogni cosa al suo tempo”.
Sì perché il tempo, con l’alternanza delle sue stagioni, è capace di tenermi fuori dalla routine (sciare o nuotare 12 mesi di seguito sarebbe noiosissimo), inventando uno splendido senso di attesa scandito da ritmi che sembrano programmati apposta per me. Che senso avrebbe, allora, cambiarli visto che, per fare un altro esempio, non appartengo alla nutrita schiera di gente che sogna l’estate tutto l’anno?
No. Preferisco mille volte godermi la bella stagione e vederla piano piano abbandonarsi alla struggente malinconia dell’autunno. Poi, amo tanto prenderne ufficialmente la distanza tuffandomi a capofitto nell’inverno. E bramare il suo ritorno annunciato dalla primavera. Senza mai forzare l’andamento della Natura.
La quale (la Natura, intendo), è organizzata in modo incredibilmente perfetto. Tant’è che offre i suoi doni nel momento migliore per essere apprezzati dal palato, ma anche da chi deve cucinarli.
Sfido chiunque, infatti, ad aver voglia di trifolare funghi in pieno luglio o di lavare insalatine novelle sotto l’acqua gelida a dicembre.
Certo, gli estimatori delle primizie ci sono sempre stati, così come gli amanti del viaggio esotico invernale. Ovviamente hanno tutto il mio rispetto, però non cambio idea: nella stagione fredda continuerò a sciare e mangiare polenta. Per poi stravaccarmi in spiaggia abbracciata a un’anguria quando arriva l’estate. Felice che degenererà in un meraviglioso autunno all’insegna di pigiamone e pantofole. Una vera pacchia!
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