Colpiscono anche gli uomini, ma è il sesso femminile quello più soggetto alle patologie tiroidee: nel corso della vita una donna ha il 20 per cento di probabilità di sviluppare un disturbo alla tiroide. Si va dai noduli e il cosiddetto “gozzo” all’ipotiroidismo e all’ipertiroidismo (rispettivamente, scarsa ed eccessiva attività della tiroide), dai tumori della tiroide alle tiroiditi post-partum e a quelle autoimmuni, tra cui la tiroidite di Hashimoto.
Nonostante il peso modesto, pari a soli 20 grammi, questa piccola ghiandola situata alla base del collo svolge funzioni essenziali: senza tiroide non si vive, a meno che non vengano somministrati sotto forma di farmaco gli ormoni che tale ghiandola naturalmente produce, denominati T3 (triiodotironina) e T4 (tetraiodotironina o tiroxina), come avviene a coloro in cui la tiroide sia stata asportata chirurgicamente.
La tiroide è una sorta di “direttore d’orchestra” delle funzioni corporee. È a lei infatti che si devono, in tutto o in parte, la regolazione del metabolismo, il bilanciamento della temperatura, la corretta attività del sistema nervoso, il giusto tono dell’umore, il buon funzionamento dell’apparato cardiovascolare, lo sviluppo sessuale, il ritmo mestruale, la salute di pelle, capelli e unghie e il mantenimento di una serie di altri equilibri fisiologici solo in apparenza secondari. Non è eccessivo affermare che la tiroide gioca un ruolo da protagonista nel garantire il benessere psicofisico complessivo dell’individuo.
Ma, parallelamente, quel che accade nei veri distretti corporei influisce a sua volta sull’attività di questa preziosa ghiandola endocrina. Grazie alla moderna ricerca scientifica, sappiamo oggi per esempio che:
- una flora batterica intestinale alterata (da errori dietetici, abuso di alcuni farmaci, problemi digestivi ecc.) può essere causa o concausa di disturbi tiroidei;
- l’infiammazione cronica silente, considerata un fattore di rischio comune a numerose patologie croniche degenerative e riconducibile a molteplici elementi, tra cui un’alimentazione ricca di cibi proinfiammatori, può rappresentare “benzina sul fuoco” per tanti disturbi della tiroide, primi tra tutti quelli a componente autoimmune;
- non è pensabile sperare in un buon funzionamento della tiroide se la dieta risulta a rischio di carenze di quei nutrienti indispensabili alla produzione degli ormoni tiroidei, quali lo iodio innanzitutto, ma anche altre molecole non meno importanti come selenio, zinco, ferro, vitamina A, vitamina D e tirosina;
- persino lo stress, troppo di frequente invocato come semplicistica spiegazione di tante malattie di cui non si riesca a comprendere la causa, ha in realtà un ruolo reale e documentato nei malfunzionamenti della tiroide, poiché promuove la liberazione di un altro ormone, il cortisolo, secreto dalle ghiandole surrenali, che ostacola la produzione di ormoni tiroidei.
Se vogliamo guardare ai problemi di salute in ottica integrata, andando oltre il sintomo e le pur fondamentali cure farmacologiche necessarie ad alleviarlo, la tiroide rappresenta un perfetto insegnamento per tutti – professionisti sanitari e pazienti – di come il trattamento di un singolo organo passi spesso attraverso il prendersi cura della persona nella sua complessità di corpo, mente, emozioni e persino relazioni con gli altri e l’ambiente circostante.
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