L’anemia da carenza di ferro – anche chiamata anemia ferropriva, sideropenica o marziale – è una condizione estremamente diffusa: nel mondo, ne soffre 1 persona su 3, secondo dati dell’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità. I soggetti più colpiti sono le donne in età fertile, quelle in gravidanza e i bambini in eta prescolare.
Le cause dell’anemia ferropriva sono molteplici e variano anche in base al sesso e alla fascia d’età. Mentre nelle donna giovane, le mestruazioni sono la prima causa di carenza di ferro, nell’uomo e nella donna dopo la menopausa le ragioni principali vanno ricercate in emorragie e sanguinamenti, anche occulti, che si verificano innanzitutto nel canale digerente.
Oltre alle perdite, ci sono poi gli insufficienti apporti di ferro, che possono invece essere più trasversali e manifestarsi in tutti i soggetti. La più importante causa di inadeguati introiti è un’alimentazione povera di ferro, che può, appunto, riguardare chiunque, ma che si rivela particolarmente critica in determinate fasce d’eta (bambini piccoli, adolescenti di sesso femminile) e condizioni (gravidanza, allattamento), nelle quali il fabbisogno di ferro è aumentato. Esistono persino situazioni in cui l’introito di ferro risulta insufficiente nonostante il consumo di alimenti che ne sono ricchi, a causa di difficoltà di assimilazione di questo minerlae: è il caso di patologie che provocano malassorbimento, come la celiachia non trattata, piuttosto che disordini del metabolismo del ferro su base genetica.
Quale che sia la spiegazione, i sintomi dell’anemia sono in grado di ridurre anche drasticamente la qualità di vita. Il ferro serve infatti per la formazione dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi, con cui l’ossigeno viene portato a ogni cellula del nostro corpo. Poco ferro, poca emoglobina. E poca emoglobina, a sua volta, significa ridotta quantità d’ossigeno ai tessuti. Compaiono così affaticamento, debolezza, difficoltà di concentrazione, respiro affannoso e pallore. Sintomi che si sviluppano gradualmente, man mano che la carenza di ferro si instaura: il corpo infatti dispone di scorte di ferro ed è solo quando queste vengono depauperate che i globuli rossi cominciano a essere prodotti in numero e dimensioni inferiori e quindi non sono più in grado di svolgere efficacemente il loro compito.
Cosa fare per vincere l’anemia sideropenica? Innanzitutto è necessario comprendere quale sia la causa, perché è su quella che va effettuato l’intervento correttivo. Se, come avviene nella maggior parte dei casi, si tratta di insufficienti introiti di ferro, dobbiamo agire sulla dieta quotidiana. Quando l’anemia è ai primi stadi, le correzioni alimentari potrebbero bastare. È allora indispensabile assicurarsi che l’alimentazione abituale comprenda le migliori fonti di ferro, ovvero quegli alimenti in cui questo minerale è presente in elevata quantità e nella forma più assimilabile (il cosiddetto “ferro eme”). Si tratta di carne, bianca e soprattutto rossa, fegato, bresaola, pesce, crostacei e molluschi. Questi cibi andrebbero consumati a distanza dagli alimenti che, al contrario, limitano l’assorbimento del ferro: tè, caffè e latticini, innanzitutto.
Nelle fasi più avanzate dell’anemia, si procede, oltre che con una dieta ricca di ferro, con l’assunzione di appositi integratori alimentari di ferro e, nei casi di anemia molto grave, addirittura con somministrazioni di ferro per via endovenosa, in ospedale, a volte indispensabili anche se non prive di potenziali effetti indesiderati. Quando è possibile, dunque, è sempre meglio intervenire per tempo.
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