I cali di energia e le difficoltà di concentrazione possono avere cause diverse. La verifica più immediata, che ognuno può fare in autonomia, è assicurarsi che la prima colazione sia ben composta: fare colazione fornisce al corpo, al suo risveglio, i nutrienti e le energie di cui ha bisogno per affrontare la giornata e i suoi tanti impegni.
Controlla, innanzitutto, di non ricadere in una delle seguenti due, diffuse, tipologie di persone con abitudini a colazione inadeguate, se non addirittura pessime.
1. Chi la colazione la salta proprio
La prima colazione è il pasto che interrompe il digiuno notturno, che mediamente dura almeno otto ore. Coloro che non fanno colazione protraggono il digiuno fino all’ora di pranzo o, nella migliore delle ipotesi, a metà mattina, nel momento in cui, finalmente, si decidono a sbocconcellare qualcosa (se va bene un frutto, se va male uno snack confezionato, dolce o salato che sia).
Ebbene, durante il digiuno notturno, la concentrazione di zucchero nel sangue scende fisiologicamente. Con la colazione, la riportiamo ai giusti valori. Se però rimaniamo in questo stato per un periodo prolungato – per giunta, nel frattempo, iniziando a muoverci e a svolgere le consuete attività della giornata, che richiedono energia – possiamo sperimentare affaticamento psicofisico, scarsa lucidità mentale e addirittura sbalzi d’umore e ansietà. Il digiuno protratto, infatti, altera anche i livelli di alcuni nostri ormoni, in particolare il cortisolo, ormone dello stress: stare a lungo senza cibo tende ad aumentarne la produzione.
2. Chi fa la classica colazione all’italiana
È un gruppo decisamente più nutrito del precedente: la prima colazione di troppi nostri connazionali si basa su cibi ad alto indice glicemico, ricchi di zuccheri ad assorbimento rapido, come brioche, merendine, biscotti, fette biscottate, marmellata, miele, zucchero aggiunto nel caffè o nel tè, succhi di frutta confezionati. Gli aficionados della colazione composta quasi interamente da zuccheri rischiano di incorrere, nel giro di un paio di ore, in una situazione non molto diversa da quella di chi la salta a piè pari. Il consumo di questi cibi provoca infatti un picco glicemico, ovvero un aumento repentino dei livelli di zucchero nel sangue, che stimola la massiccia produzione di insulina da parte del pancreas, la quale riporta velocemente gli zuccheri nel sangue sotto la soglia di sicurezza.
Al di là del fatto che tale meccanismo, ripetuto nel tempo, favorisce l’insorgenza di insulinoresistenza, sovrappeso, sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e altri disturbi, nell’immediato il brusco calo di zuccheri nel sangue che segue il picco glicemico induce il cervello a credere che sia necessario mangiare di nuovo, proprio come dopo un digiuno. In questo caso, però, non si tratta né di digiuno né di fame vera, dettata dal reale bisogno di nutrirsi, bensì della risposta della glicemia all’iperproduzione di insulina provocata dall’ingestione di zuccheri semplici. Per contrastare quello che chiamiamo un “calo di zuccheri” non troviamo niente di meglio che ricorrere, ancora, a qualcosa di dolce. E così inneschiamo un vero circolo vizioso.
Se lamenti riduzioni dell’attenzione e della performance e magari pure sbalzi d’umore, specie durante la mattinata, prova a migliorare la tua colazione (o iniziare a farla, se finora non hai avuto questa abitudine). Puoi partire dagli spunti che ho fornito in questi articoli:
– 3 idee per una colazione sana e diversa dal solito
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