Non viene istintivo associare i succhi di frutta al concetto di nocività. Eppure queste popolari bevande possono essere responsabili di effetti avversi molto gravi, addirittura fatali. No, non sto pensando alle persone che soffrono di particolari allergie a questo o a quel frutto. Né, men che meno, alla constatazione che questi succhi, quando comprati pronti e confezionati al supermercato, sono a volte più ricchi di zucchero aggiunto che di frutta. Il problema riguarda persino i succhi fatti in casa e coinvolge una specifica categoria di persone: quelle che assumono farmaci.
Si è scoperto infatti che alcuni succhi di frutta sono in grado di interagire con diverse classi di medicinali, comprese quelle più comunemente prescritte. Voglio allora segnalarti quattro dei succhi a cui è necessario prestare maggiormente attenzione, quali sono i principali farmaci con cui possono interferire e perché ciò accade.
Succo di pompelmo
E’ sicuramente il succo più problematico quando si prendono farmaci. La colpa è della capacità di alcune sostanze contenute nel pompelmo, la naringina e la bergamottina, di inibire il citocromo P450. Per dirla in termini meno complicati, si tratta di un complesso di enzimi del fegato deputato a “smaltire” i farmaci. Ebbene, il succo di pompelmo blocca l’attività di tali enzimi. Risultato? I farmaci assunti restano in circolo per tempi prolungati e in concentrazioni aumentate, dando più facilmente reazioni indesiderate. L’elenco dei medicinali influenzati dal succo di pompelmo è lungo: va dalle statine contro il colesterolo alto a diversi antipertensivi per abbassare la pressione sanguigna, da alcuni antibiotici a certi medicinali antiaritmici, dagli immunosoppressori a particolari molecole prescritte ai pazienti oncologici. Purtroppo, la cautela di bere la spremuta lontano dai farmaci non è sufficiente: le evidenze scientifiche indicano che l’effetto del pompelmo sui medicinali è decisamente potente e dura come minimo 12 ore, se non 24 e addirittura oltre. Se assumi farmaci, il mio consiglio è di evitare prudenzialmente del tutto il succo di pompelmo, anche in dosi modeste.
Succo di ananas
Può interagire in primo luogo con i FANS, i più diffusi farmaci antinfiammatori, in vendita pure senza ricetta, e con anticoagulanti quali warfarin ed eparina. Il rischio con il succo di ananas è di incorrere in emorragie. Per fortuna, in questo caso, assumere il succo a distanza di almeno quattro ore dai farmaci sembra scongiurare il pericolo di interazione.
Succo di melagrana
E’ un altro succo che influisce sull’attività degli enzimi di eliminazione di non pochi farmaci, come il pompelmo, benché la “responsabilità” della melagrana sia assai meno nota (anche tra medici e nutrizionisti). Soprattutto chi prende statine, farmaci immunosoppressori e medicinali antiaritmici dovrebbe stare a debita distanza dal pur squisito succo di melagrana.
Succo di mirtillo
Molto apprezzato e consumato, anche il succo di mirtillo ha un’azione di inibizione degli enzimi deputati al metabolismo del warfarin. Può dunque aumentare indesideratamente l’azione di questo farmaco e, così, le probabilità di sanguinamento.
Il rischio di incorrere in effetti avversi è sempre dose-dipendente, ovvero tanto maggiore quanto maggiore è la quantità di succo ingerito. Ma può bastare un solo bicchiere per innalzare notevolmente i livelli nel sangue di alcuni medicinali. Meglio essere cauti, allora.
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