Si può essere gelosi del proprio animale domestico e del rapporto che instaura con la nostra dolce metà? A molti verrà da ridere a pensare a un’eventualità simile, eppure sono tante e più del previsto le coppie che litigano o si tengono il muso a causa di un quattro zampe. Ne parla su Confidenze Rossana Campisi nella storia vera Nessuno si salva da solo, dove una coppia senza figli si rinfaccia l’eccesso di attenzioni al gatto, ma credo che ciascuno possa dare il suo personale contributo alla discussione.
Cominciamo intanto col dire che un animale in casa sia esso un cane, un gatto, un criceto e via dicendo, è a tutti gli effetti un membro della famiglia in più, da accudire, da sfamare, da coccolare, da vigilare, da curare, da far giocare, da riempire di affetto e attenzioni alla pari di un essere umano. E che quando lo accogliamo in casa ci prendiamo un impegno che andrebbe condiviso in ugual misura da tutti i membri della famiglia. Ma qui si apre un altro capitolo che meriterebbe un post a parte (quante di voi litigano coi figli perché non portano a spasso il cane?).
Come con gli umani, anche con gli animali si stabilisce una relazione che può variare di intensità ed emotività, quindi è naturale che all’interno di un nucleo familiare si creino dinamiche di maggiore o minore empatia anche con i pet. Per esempio a casa mia mio marito stravede per il gatto e gli concede ogni vizio e stravizio, dalle scatolette di tonno di gran marca, al giretto nel parco sotto casa la mattina presto, perché “deve prendere aria ed esercitare il suo istinto di caccia”.
In cambio riceve affetto illimitato e sguardi adoranti ogni volta che passa.
Gelosa del loro idillio quotidiano? Un po’ sì a dire il vero perché lui (il marito) riesce ad avere quell’animo giocoso che io non ho, e il micio gli pende dalle labbra ogni mattina guardando la porta di casa, come dire: “dai mi porti fuori?”
Io invece presa da mille incombenze e cose da fare, quando il gatto mi salta sulla tastiera del computer per dirmi che è ora di smettere di lavorare e fare le fusa, il più delle volte lo mando via in malo modo, per poi pentirmene dopo poco.
A me spettano le faccende più concrete, tenere pulita la lettiera e riempire la dispensa di scatolette, oltre alla sveglia mattutina alle cinque perché se si vuole continuare a dormire è meglio dargli da mangiare subito, onde evitare rappresaglie sul comò della camera da letto alla ricerca di tutto ciò che si può buttare a terra.
Nostro figlio, inflessibile, non cede di un millimetro sulle policy alimentari del felino e guarda caso non viene mai disturbato nel sonno.
Però la sera quando andiamo a dormire è dal mio lato che il micio viene ad accucciarsi, spesso posando la zampina sul mio braccio, in un gesto di tenerezza che mi stupisce ogni volta e scatena le invidie e gelosie del consorte. “Dai più carezze al gatto che a me” è un rimbrotto ricorrente.
Questo perché l’affetto verso un animale domestico è qualcosa di istintivo, difficile da dosare con il bilancino. Dove c’e un animale in casa c’è sempre chi se ne prende cura in modo più diretto e costante, ma ciò non deve diventare motivo di litigio e soprattutto non bisogna mai commettere l’errore di umanizzare (o antropomorfizzare come direbbero gli esperti) il rapporto, o di leggere le attenzioni del partner come una mancanza di affetto nei nostri confronti.
In fondo come cantavano i Beatles: All you need is love.
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