Che le chiome siano una parte importante della nostra personalità e un dettaglio fondamentale di un look riuscito è cosa nota a tutte, ma che diventino anche metro di giudizio in grado di condizionare la vita sociale lavorativa e personale delle persone lo scopriamo ora. E grazie a una ricerca appena presentata da Dove, marchio del gruppo Unilever, leader nei prodotti di bellezza e cura della persona, che ha sempre promosso in questi anni un’immagine autentica della bellezza femminile, lontana da ogni stereotipo e condizionamento.
Ebbene su un campione di oltre 1.000 donne intervistate in Italia tra i 12 ed i 55 anni, per la ricerca “Capelli e Pregiudizi” realizzata da Toluna, è emerso che oltre il 69% delle donne ha vissuto sulla propria pelle o ha assistito a episodi di “pregiudizi legati ai capelli” e per l’83% questi hanno avuto ripercussioni nella vita sociale.
I pregiudizi più frequenti sono legati all’identità di genere (45%) all’orientamento sessuale (41% ) e all’età ( 36%). Basti solo pensare a quante volte si è sentito dire che “a una certa età i capelli lunghi è meglio non portarli più”. E infatti il 63% delle donne è convinta che queste discriminazioni nascano da stereotipi culturali e il 55% ritiene che siano legati a stereotipi di genere.
Ora, riflettendo su questi dati, viene da pensare che tutti i movimenti culturali, politici e anche di rivolta sociale hanno sempre avuto un loro elemento di identificazione anche nel modo di portare i capelli: basti pensare al 68 con i figli dei fiori e i capelli lunghi per gli uomini e le donne, o al movimento punk degli anni 70 che fu il primo a lanciare la moda delle teste colorate di blu o di fucsia con i capelli che sembravano tanti spilloni, o le acconciature Rasta che sulla scia di Bob Marley si sono diffuse negli anni 80, fino ai nostri giorni dove il taglio e un certo modo di pettinarsi diventano anche specchio dell’appartenenza a un orientamento sessuale piuttosto che a un gruppo politico.
«I capelli sono centrali per l’identità individuale come processo assieme di identificazione e di individualizzazione personale» commenta Carla Facchini docente di Sociologia della Famiglia all’università Milano Bicocca intervenendo alla presentazione della ricerca.
«Nelle società tradizionali prevale l’elemento dell’appartenenza al gruppo di cui ‘naturalmente’ si fa parte (per sesso, età, condizione sociale e familiare), nella nostra prevale l’affermazione dell’individualità, il rimarcare l’immagine che si vuole dare di sé. Del resto, come scriveva Coco Chanel, ‘una donna che si taglia i capelli, è una donna che sta per cambiare vita’…
Tuttavia il ruolo dell’identificazione rimane comunque, in termini di regole implicite circa l’identità di genere, di età, di collocazione sociale, o di orientamento sessuale e questo comporta che un mancato adeguamento a tali regole possa tradursi in una mancata approvazione degli altri, con possibili ripercussioni negative, specie per le persone che stanno definendo/ridefinendo la propria identità e che quindi sono meno sicure di sé».
Ma in che cosa le donne si sentono discriminate e quali sono le ripercussioni più pesanti?
Stando alla ricerca è sul lavoro che la maggior parte ha avvertito difficoltà: il 67% delle donne che ha subito pregiudizi dichiara che i propri capelli siano stati un ostacolo nella carriera e un 30% è stata condizionata da questi nella scelta del lavoro. Essere vittime di questi pregiudizi porta anche gravi ripercussioni nell’ambito della salute, il 32% infatti ritiene di essere presa da situazioni di ansia e depressione e il 25% ha una perdita di autostima e addirittura il 28% prova un senso di solitudine.
In realtà la fascia di età in cui si sperimenta di più sul proprio corpo è l’adolescenza, quella in cui si è anche più esposti ai pregiudizi (ben il 70% delle donne dichiara di aver vissuto esperienze di condizionamento sui propri capelli tra i 12 e i 19 anni) e proprio per questo il 79% delle intervistate ritiene che l’autostima delle adolescenti sia maggiormente a rischio. Ma se sugli adolescenti c’è anche maggior indulgenza nell’accettare le loro ribellioni e intemperanze, diverso è il caso degli adulti. E allora ecco che una donna anziana con i capelli lunghi e colorati non viene ben vista.
Quali consigli dare alle ragazze perché siano se stesse, con le proprie rivendicazioni, senza sfigurarsi o abbruttirsi solo per esprimere un’idea?
«I capelli esprimono chi siamo, quello che vogliamo raccontare di noi» dichiara Rossella Migliaccio esperta di immagine e Armocromia in Italia. «Il segreto per esprimerci al meglio è sicuramente scegliere un colore e un taglio che mettano in evidenza i nostri punti di forza ma come dico sempre, la cosa più importante rimane sempre sentirsi bene con se stesse».
«Il mio consiglio alla ragazze» aggiunge la dott.ssa Facchini è che “dovrebbero partire da sé, da chi vorrebbero effettivamente essere e diventare, affermare anche con il proprio aspetto la propria individualità e assumere come elemento portante delle proprie scelte la consapevolezza e la fiducia in se stesse. Insomma, ripensare in modo nuovo e più complesso il vecchio ‘io sono mia’…» .
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