Se Colazione da Tiffany è diventato un cult cinematografico non è un caso. Infatti il film, che ieri ha festeggiato i 60 anni dall’uscita nelle sale Usa (era il 5 ottobre 1961, mentre in Italia è arrivato il 20 gennaio ’62), vanta una sfilza di aneddoti tipici del mondo hollywoodiano di allora, che hanno contribuito a creare il mito.
Partiamo dai capricci di Truman Capote, l’autore dell’omonimo romanzo dal quale è stata tratta la pellicola. Dopo aver venduto i diritti alla Paramount, lo scrittore ha dato fuori di matto. Intanto, perché la storia proposta sul grande schermo (con doveroso happy end) non era fedele a quella originale. E poi perché nei panni di Holly Golightly, Capote avrebbe voluto Marilyn Monroe e non Audrey Hepburn (la quale, grazie al regista William Wyler, si era già aggiudicata il ruolo della principessa Anna in Vacanze romane, a dispetto della produzione che le avrebbe preferito Liz Taylor).
Passiamo alle location. La maggior parte degli interni è stata girata a Los Angeles, nei Paramount Studios, senza particolari clamori. Mentre per le scene di New York, la mattina del 2 ottobre 1960 la gioielleria Tiffany & Co., per la prima volta nella sua storia, ha aperto i battenti di domenica. Motivo? Permettere le riprese senza problemi, visto che nel pomeriggio sulla Fifth Avenue sarebbe passato un corteo per Nikita Kruscev.
Sconfiniamo nell’odio della Hepburn nei confronti dei biscotti danesi al burro. La “sua” Holly li mangiava per colazione. Mentre all’attrice proprio non andavano giù. Ma se per i ciac ha supplicato Blake Edwards di farli sostituire con qualcosa che le piacesse di più, il regista è stato irremovibile.
Arriviamo all’intramontabile tubino nero. Inventato nel 1926 da Coco Chanel e chiamato da Mademoiselle petite robe noir, il più semplice ma elegante degli abiti ha fatto il botto. Tant’è che ben presto è stato copiato da stilisti famosi e sarti più anonimi. Conosciuto Oltreoceano anche come LBD (little black dress), il tubino di Holly/Audrey era firmato Givenchy. E nel 2006 è stato venduto all’asta da Christie’s per 410.000 sterline.
Concludiamo con la colonna sonora. Composta e selezionata da Henry Mancini, nel 1962 si è aggiudicata l’Oscar. Meritatissimo, visto che il singolo Moon river piace ancora, soprattutto agli animi romantici.
Tiriamo le fila. Con un budget di due milioni e mezzo di dollari, Colazione da Tiffany ne ha incassati otto al botteghino. Un successo che ha placato i borbottii di Capote. Lanciato la gioielleria newyorchese in tutto il mondo. E rispolverato l’aplomb del tubino nero. Buon compleanno!
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