Fabio Mancini: «Nel perdono ho ritrovato me stesso»

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Fabio Mancini è un modello dalla carriera scintillante. Ha tutto, ma un profondo senso di vuoto lo divora. Poi, il buddismo lo aiuta a rivedere le priorità. E oggi porta nelle scuole un messaggio d’amore

«Provengo da una famiglia umile. Mamma è bidella, papà muratore. Nasco in Germania, mio padre lavorava lì. Quando ho due anni torniamo in Italia. Ci trasferiamo in un paese vicino a Pavia, poi a Milano. Quando sto per compiere 18 anni i miei genitori si separano. Inizia una fase difficile. Entrambi decidono di prendere le loro strade, così mi ritrovo in casa da solo con mio fratello più piccolo.

SCUOLA E DOPPIO LAVORO

Mi arrangio con vari lavoretti anche se desidero una carriera da calciatore. Purtroppo, un infortunio al ginocchio spezza i miei sogni. Ma devo pur pagare l’affitto. Quindi, dopo la scuola, faccio il commesso. E alla sera lavoro come ragazzo immagine fuori da un locale. A 19 anni un incontro stravolge la mia vita. Un pomeriggio, mentre sto andando in negozio, vengo fermato da un assistente di Giorgio Armani.

IL DALAI LAMA MI INDIRIZZA

Pochi giorni dopo sono a casa dello stilista per un casting. Provo alcuni abiti, mi invita a camminare. Trascorsa una settimana partecipo alla mia prima sfilata. Mai avrei immaginato di imbarcarmi in questa avventura: per quasi 20 anni calco le passerelle più importanti del mondo. Viaggi, hotel di lusso, cachet esorbitanti. Una favola? Non proprio. Odio la superficialità di questo ambiente che comincia a logorarmi. Inizio a guardare in faccia la realtà e a rivedere la mia esistenza. Ricordo in particolare una sera, dopo un evento prestigioso. Sono in albergo, fisso il soffitto. Ho fama, soldi, sono appagato sentimentalmente. Eppure, avverto un profondo senso di solitudine. Un monaco buddista mi propone un viaggio per scoprire il motivo del mio malessere.

Sui monti dell’Himalaya riscopro una parte di me che per molti anni ho tenuto sopita. Riesco a perdonare i miei genitori e, soprattutto, a perdonare me stesso. Il colloquio con il Dalai Lama è illuminante: devo utilizzare la potenza dei follower per aiutare la nuova generazione. Nasce il progetto nelle scuole. Mi reco negli istituti con un team medico per trasmettere ai ragazzi messaggi positivi. Possiamo raggiungere il successo senza scendere a compromessi. E salvare il mondo con l’educazione e la compassione. Il mio futuro? Spero di innamorarmi e diventare papà. Per il momento, mi godo questi figli splendidi che incontro ogni giorno nelle scuole». ●

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Testo di Federico Toro, pubblicato sul n 2/2025 di Confidenze

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