Telefono Azzurro compie 35 anni e conferma la sua missione di ascolto e di intervento in difesa dei più fragili, bambini e adolescenti, dando risposte concrete ed efficaci ai problemi dell’infanzia e diffondendo una cultura di tutela e rispetto.
L’associazione, fondata a Bologna nel 1987 da Ernesto Caffo, professore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, è cresciuta passando da una dimensione nazionale e una internazionale che la vede oggi parte di una rete che copre 140 Paesi del mondo.
Grazie alla partecipazione di volontari, che insieme a scuole e alle istituzioni, hanno messo in piedi la rete di ascolto, dialogo e intervento a difesa dei minori, oggi all’originario servizio telefonico (il numero 1.96.96) si è affiancato il numero 114 dedicato all’Emergenza e gestito per conto del Ministero delle Pari Opportunità, al quale denunciare oltre agli abusi anche i contenuti inappropriati diffusi su Internet. E Dal 2009 ha fatto il suo ingresso il Numero Unico Europeo per i Bambini scomparsi: 116000.
Fino a oggi queste tre linee telefoniche hanno preso in carico e gestito circa 120.000 bambini e adolescenti vittime di abusi e violenze.
Accanto a questi servizi, sono stati poi introdotti canali di ascolto capaci di parlare la lingua del mondo digitale dove si svolge di più la vita del ragazzi.
Tra i temi affrontati c’è la lotta agli abusi, pedofilia, bullismo e cyberbullismo fino ad arrivare al sostegno ai bambini colpiti dai più recenti drammi sociali, come la guerra in Ucraina.
Oggi a Roma Telefono Azzurro ha celebrato insieme alle principali istituzioni i suoi primi 35 anni di attività ripercorrendo le principali tappe: dalla Convenzione Onu sul diritti dell’Infanzia del 1989 che sancì proprio il diritto all’ascolto dei minori, principio fondante dell’associazione presieduta da Ernesto Caffo, alla partecipazione alla stesura della Carta di Treviso per i minori nel 1990, il primo documento del giornalismo italiano a tutela dell’informazione sui minori.
Fino alla legge Serafini sulla pedopornografia del 1998 che ha poi ispirato le istituzioni europee, e all’attuale impegno sulla salute mentale dei bambini. Lo scorso 27 maggio Telefono Azzurro e Fondazione Child hanno organizzato, in collaborazione World Psychiatric Association, un incontro per sviluppare un piano di azione internazionale a tutela della salute mentale dei minori coinvolti nel conflitto ucraino.
Il futuro dell’Associazione è naturalmente concentrato sulla necessità di aiutare i più giovani a costruire una cittadinanza digitale che li renda consapevoli dei propri diritti in rete. I ragazzi oggi hanno un accesso precocissimo a Internet che diventa elemento fondante della loro personalità. In media gli adolescenti trascorrono da 6 a 8 ore in rete, un tempo che è stato dilatato ancora di più dalla pandemia, e che ha visto esposti sempre di più i minori agli abusi e adescamenti.
I dati diffusi oggi da Ivano Gabrielli Direttore del Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni, sono allarmanti: dal 2020 al 2021 c’è stato un incremento del 130% di casi trattati di minori abusati; il solo adescamento in rete dal 2020 al 2021 è cresciuto del 33% e questo è il reato base, il momento in cui si entra in contatto con il ragazzo. Per contrastare il fenomeno la risposta è essere partecipi e proattivi nel portare la difesa dei ragazzi al primo posto, molto va fatto a livello di prevenzione, bisogna costruire un nuovo mondo virtuale adatto ai ragazzi e accompagnarli progressivamente.
Si parla tanto di cittadinanza digitale ma chi educa i ragazzi a diventare cittadini della rete? Il ruolo delle scuole è qui fondamentale.
Ernesto Caffo ha poi ricordato come la collaborazione con le principali piattaforme di servizi online sia l’altro pilastro indispensabile per abbattere fenomeni come il sexting (lo scambio di immagini sexy in rete) e il cyberbullismo. Tra i piani della Commissione Europea c’è un Centro Europeo di Contrasto agli abusi nella Rete che dovrebbe obbligare i giganti del web a individuare, segnalare e rimuovere gli abusi sessuali sui minori online. “Da un lato c’è la collaborazione con i grandi player del mondo Internet che devono togliere le immagini, dall’altro bisogna rendere i ragazzi più consapevoli, fare in modo che non si lascino intrappolare nella rete” ha concluso il prof. Caffo, dando appuntamento al prossimo 18 novembre, quando si terrà la prima conferenza internazionale delle vittime di abusi nella rete, sono ragazzi che hanno avuto le loro immagini diffuse nella rete e che in alcuni casi hanno reagito con gesti sconsiderati.
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