Teresa Saponangelo: «In amore so perdonare e ricominciare»

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La cover del n 48 è Teresa Saponangelo. L'attrice è tornata in tivù con la fiction Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso. E ci racconta tutto del suo personaggio e della sua vita

In copertina del n 48, Teresa Saponangelo. Attrice di teatro, tivù e cinema (David di Donatello per È stata la mano di Dio di Sorrentino), Teresa ora è tornata in tivù con la seconda stagione di Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso (Rai Uno). Lei è Nives, l’ex moglie di Vincenzo (l’attore Massimiliano Gallo, nella foto con lei), un ruolo che la diverte moltissimo. A noi, l’attrice racconta tutto del suo personaggio e della sua vita. Segnata, purtroppo, da una grave perdita. Ma anche da amori felici.

Come ti trovi nei panni di Nives?

«Direi a mio perfetto agio. Mi è piaciuto molto costruirla così, un po’ folle, squilibrata nonostante sia una psicologa. Ci ho messo tanta comicità e l’ha apprezzata anche Massimiliano, perché siamo andati oltre il copione. In questa seconda stagione si è un po’ pacificata, ma tra lei e l’ex marito Vincenzo c’è sempre una forte tensione erotica. Infatti, ha cercato di riconquistarlo. Nella continua ricerca della soddisfazione sentimentale di questo personaggio mi riconosco. Amerei avere Nives come amica. E poi trovo interessanti le psicologhe».

E tu, non hai mai provato a riconquistare un tuo ex?

«Sì, più di una volta. Nella vita, però, io sono meno spavalda di Nives, non ho la sua sicurezza. La mia strategia è lanciare segnali, ma non mi espongo come lei».

E il contrario? È capitato che un ex abbia tentato di riconquistare te?

«Sì, ed è andata bene. Ci siamo rimessi insieme più volte, perché c’era qualcosa di forte che ci univa. Nei momenti di rottura io metto un muro. Ma se c’è stato un sentimento profondo, col tempo sono disposta a riaprire la porta. Alla fine perdono e, magari, mi innamoro ancora. Non sono rigida e non voglio rinunciare alla possibilità di un nuovo inizio. Ho un’indole fiduciosa e romantica».

Conoscevi già Massimiliano Gallo prima di questo lavoro?

«Ci eravamo soltanto sfiorati su un set e avevamo tante conoscenze in comune. Massimiliano viene da una tradizione teatrale importante, è figlio di Nunzio Gallo, un artista completo. Infatti, sa fare tutto, anche cantare e ballare. Con lui mi trovo benissimo, infatti in futuro vogliamo progettare qualcosa insieme per il teatro. Mi piacerebbe recitare diretta da lui».

Nel cast c’è anche Lina Sastri, che interpreta tua madre.

«Lina, invece, la conoscevo perché ho avuto un fidanzato che faceva parte di una compagnia teatrale in cui c’era lei. Nives e la madre, Assunta, hanno un rapporto molto conflittuale e irrisolto, reso più complicato dal fatto che sono entrambe innamorate di Malinconico».

Anche tua madre è napoletana?

«Sì. Ma, per fortuna, è molto diversa da Assunta. Con mia madre sono sempre andata d’accordo. Tra noi c’è un rapporto sereno. E poi, abbiamo tantissima confidenza».

Che infanzia hai avuto?

«Molto felice, nonostante abbia perso il papà quando avevo appena due anni. Mamma, che era giovanissima, è tornata a Napoli (da Taranto), dove io e mio fratello siamo cresciuti in grande libertà. Stavamo per strada fino alle otto di sera, sempre in compagnia. C’era un senso di protezione e di comunità. Cose che qui a Roma mancano a mio figlio Luciano (18 anni, avuto dall’ex marito, il regista David Emmer, ndr). Infatti, ha più amici a Napoli. Ma ci andiamo spesso, per vedere mia madre e il suo compagno».

Di tuo papà hai qualche ricordo?

«Nessuno, se non il dolore legato al vuoto rimasto. Un’assenza che colmavo con il desiderio di affetto all‘inizio, poi con la ricerca dell’uomo ideale, irraggiungibile. Non ricordo il dispiacere della perdita, ma una spinta a costruire, non riuscita. Però sono stata anche tanto amata nella vita e mi sento comunque fortunata. Sono riuscita a non sviluppare mai rancore e tutti gli uomini a cui ho voluto bene, che fosse stato per un anno o per cinque, sono ancora persone su cui posso contare sempre. E credo che questo sia dovuto al fatto di non avere mai calpestato né mortificato nessuno».

Da bambina cosa sognavi di diventare?

«Volevo fare la hostess. Poi, mi sono resa conto che con il mio metro e 58 di altezza sarebbe stato difficile. Meno male, perché è un lavoro di estremi sacrifici. Mentre la mia professione prevede anche periodi di pausa. Inoltre, recitare mi ha permesso di seguire mio figlio. E quando non c’ero, di lui si occupavano mia mamma e il mio ex marito».

Tuo figlio come vive la tua professione?

«È stato orgogliosissimo di me quando ho vinto il David di Donatello per È stata la mano di Dio, perché è un fan sfegatato di Paolo Sorrentino. Anni prima, invece, spesso mi rimproverava le assenze e cercava di sminuirmi. Ma quel periodo è finito. Oggi riconosce il valore e i risultati del mio lavoro. In più, gli piacciono gli amici che mi circondano».

Quando hai vinto il David di Donatello, nel 2022, ti sei stupita o hai pensato: “Era ora”?

«Era ora! Ci tenevo proprio a vincerlo. Nella confusione mi è spiaciuto non aver baciato Luisa Ranieri, che era in competizione con me per il premio (sempre per il film di Sorrentino È stata la mano di Dio, ndr). Vincerlo mi ha dato sicurezza, è stata una consacrazione. Soprattutto mi ha dato la possibilità di scegliere e di dire anche dei no, perché da quel momento le proposte si sono moltiplicate».

Intervista di M. G Sozzi, pubblicata su Confidenze n 48/2024

Foto cover: Gianmarco Chieregato/Photomovie

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