Credi ai portafortuna?

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Ci sono persone che caricano gli oggetti di significati reconditi e li trasformano in talismani. Come succede nella storia vera La chiave d'oro raccolta da Simona Busto. E voi avete un portafortuna?

Premesso che il mondo si divide tra quanti caricano gli oggetti di significati profondi e quanti degli oggetti cercano di liberarsi il più in fretta possibile, sarà capitato a a tutti almeno una volta però di conservare qualcosa che ha per noi un profondo valore affettivo o addirittura quasi scaramantico. Un porta fortuna insomma. Qualcosa a cui ci aggrappiamo irrazionalmente nei momenti di difficoltà o quando pesa su di noi qualche grande incognita. Può essere un ciondolo, un gioiello tramandato di madre in figlia, o magari un quadrifoglio raccolto e nascosto in un libro o ancora un vecchio giocattolo.

Ricordo per esempio mio marito che per tanti anni ha tenuto davanti, sul cruscotto della macchina, il peluche del granchietto Sebastian della Sirenetta, uno dei tanti gadget di McDonald’s risalente a quando sua figlia era piccola. Per lui era un portafortuna e naturalmente un tenero ricordo, e anche se sbiadito e un po’ impolverato, l’ha conservato dentro l’auto ancora per tanto tempo. Oggi il suo posto è stato preso da un ramoscello pasquale di ulivo benedetto e quando ho provato a toglierlo, perché ormai un po’ essiccato, mi ha redarguito con un «giù le mani dal mio portabuono… ».

Insomma la maggior parte di noi carica di significato le cose più disparate. Nel caso della storia vera La Chiave d’oro raccolta da Simona Busto e pubblicata su Confidenze, la protagonista, da bambina, riceve una chiave dalla nonna e in seguito crede erroneamente che possa aprirle le porte della felicità e tenerla al riparo dalle delusioni della vita. Scoprirà invece che questo passaggio di testimone nasconde in realtà un messaggio più profondo.  E voi credete ai portafortuna? Ne avete uno? Raccontateci quali sono i vostri talismani del cuore.

Confidenze