“Un’altra cosa che potreste fare, come optional, è rendervi conto che ci sono sei stagioni, non quattro. La poesia delle quattro stagioni è completamente sbagliata per questa parte del pianeta, ecco forse perché siamo quasi sempre così depressi. Insomma, spesso e volentieri la primavera non sembra affatto primavera, e novembre non c’entra niente con l’autunno, e così via. Ecco la verità sulle stagioni: la primavera sono maggio e giugno! Cosa c’è di più primaverile di maggio e giugno? L’estate sono luglio e agosto. Fa un caldo boia, no? L’autunno è settembre e ottobre. Le vedete le zucche? Sentite l’odore di quel falò di foglie secche. Poi viene la stagione chiamata «Chiusura». È il periodo in cui la natura chiude i battenti. Novembre e dicembre non sono l’inverno. Sono la chiusura. Poi arriva l’inverno, gennaio e febbraio. Accidenti! Quanto sono freddi!
E poi cosa arriva? Non la primavera. La riapertura. Che altro potrebbe essere aprile?”
In realtà il libro che io vorrei consigliarvi non è esattamente questo ma un altro. Si intitola Mattatoio n.5 e l’ha scritto sempre Vonnegut. È un capolavoro di ironia e composizione, un memoir lucido e mirabolante che racconta con grazia unica il periodo più drammatico della vita dell’autore: lo statunitense partì volontario per la Seconda Guerra Mondiale e cadde prigioniero dei tedeschi che lo trasferirono a Dresda. La notte del 13 febbraio del 1945, quella del bombardamento che uccise 150.000 civili e distrusse la città, Vonnegut si salvò rifugiandosi nel sotterraneo del mattatoio. Il resto è scritto come un monito nelle pagine indimenticabili…del libro che avrei voluto consigliarvi oggi e che vi invito a fare vostro nel più breve tempo possibile, Billy Pilgrim e il pianeta di Tralfamadore vi aspettano per regalarvi non solo il più delicato e avvincente NO alla guerra che sia mai stato scritto da un testimone, ma anche due o tre buoni consigli per non perdere mai la speranza e la propensione alla felicità!
Felicità. Ecco. La felicità. Indimenticabile canzone di Al Bano e Romina Power, certo. Ma anche desiderio di tutti noi: tutti vogliamo essere felici. Ma cosa vuol dire, essere felici? Quando è, che capita? È un evento o un obiettivo verso il quale tendere sempre?
Allora ecco che di Vonnegut io vi consiglio di leggere e regalare a piene mani questa raccolta di quindici commencement speech, il discorso che una personalità di spicco tiene ai laureandi al termine dell’anno accademico. Sono vere e proprie lezioni di vita, di vita vera, non eroica o impossibile, vita, quella roba che in attesa di fare chissà cosa lasciamo scorrere così, inavvertitamente e scioccamente.
Vonnegut, che conobbe la fama a 47 anni, dopo aver fatto tutti i lavori possibili, senza dimenticare mai di scrivere, scrivere, scrivere – perché se quello è il tuo sangue quello devi fare – ci invita a guardare le cose dalle angolazioni meno scontate, a prendere un bel respiro e gustare l’aria come fosse una grande e gustosa caramella. Perché colorati sono i giorni, perché belli sono i giorni e, fateci caso!, sono felici. Fateci caso.
Kurt Vonnegut, Quando siete felici, fateci caso Minimum Fax
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