Sul numero di Confidenze in edicola nella storia vera Nulla sarà come prima, raccolta da Federico Toro si parla di tradimento e della necessità di raccontarlo.
Il tema di fondo non è tanto l’opportunità di dirlo o non dirlo al partner quanto l’esigenza avvertita da molti fedifraghi di buttar fuori il rospo sciorinando ogni dettaglio, magari anche i più intimi, senza pensare di aggiungere così danno al danno, ma anzi con l’attenuante di sentirsi sgravata la coscienza da un peso e magari di ottenere in cambio il perdono.
Ora si suppone che il partner già debba incassare una bella batosta (le corna non fanno mai piacere a nessuno), ma in più sorbirsi anche la confessione lacrimosa e doversi trasformare in analista del proprio compagno o compagna, penso proprio non faccia piacere a nessuno.
Eppure c’è chi invece per desiderio inconscio di tener tutto sotto controllo o forse per esorcizzare l’evento, preferisce sapere tutto filo per segno: chi, come, dove, quando e perché (quest’ultimo a volte è il motivo meno indagato invece…).
Come se sapendo come sono andate le cose rendesse tutto meno sgradevole e più sopportabile.
E così parte l’interrogatorio fiume (Lui chi è… come cantava Renato Zero), e con dovizia di particolari l’inevitabile confronto con la rivale e la domanda più tremenda, tomba di ogni erotismo: cosa ci hai fatto.
Per questo abbiamo pensato di chiedervi in un sondaggio come vi comportereste voi nel frangente di ritrovarvi vittima o complice di un tradimento.
Pensi che il tradimento vada raccontato nei suoi dettagli?
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