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La carità cristiana esclude gli animali?

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Sul numero 2 di Confidenze, l’editoriale di Susanna Barbaglia commenta la lettera di un lettore destinata a suscitare pareri contrapposti. L’uomo ha scritto al parroco della sua chiesa per lamentarsi della decisione presa dal sacerdote di togliere gli aiuti alle persone indigenti che posseggono un animale, ritenendo che “essi non meritino supporto perché  ricchi...” secondo un vecchio adagio per cui chi possiede animali ha soldi da sprecare.

Se osservasse i passanti del nostro quartiere” continua l’uomo “noterebbe quanti vedovi vivono in totale indigenza e hanno come unica risorsa di compagnia un fedele cane o gatto. Si tratta di persone che condividono il poco cibo che hanno con i loro amici quattrozampe e mai sprecherebbero i loro poveri averi per portare il cane dal parrucchiere o per altri sciocchi vizi di coloro che tengono animali per scenografia”. Insomma sembra dire l’uomo: un conto è chi si circonda di cani di razza per farsi bello con gli amici, un altro è l’affetto di un quattrozampe per chi non ha nessuno al fianco.

Il comportamento di quel parroco sembra quindi aver poco a che vedere con la carità cristiana che agli occhi di Dio non esclude certo gli animali.

D’altronde non è stato forse un Santo, Francesco D’Assisi, a celebrare nel Cantico delle Creature la perfezione di Dio attraverso le lodi di tutte le sue creature?

Eppure anche il Papa qualche tempo fa ha esortato a non idolatrare gli animali domestici e a non considerarli un surrogato di figli o compagni di vita.

A me piace condividere con voi la conclusione della lettera del nostro lettore: “Chi ama gli animali è sicuramente più vicino a Dio di chi ama se stesso“. E voi cosa ne pensate? Ha fatto bene quel parroco a togliere gli aiuti ai finti poveri della sua chiesa, solo perché possedevano un cane? Rispondete con sincerità al nostro sondaggio.

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