Venerdì 24 giugno La Corte Suprema degli Stati Uniti ha cancellato il diritto all’aborto annullando la storica sentenza “Roe v. Wad”e del 1973 che garantiva a tutte le donne la libertà di poter decidere l’interruzione di gravidanza. Viene meno così un diritto costituzionale in vigore da più di 50 anni, che sarà sostituito dalle leggi che i singoli Stati Federali promulgheranno in materia. Le reazioni in questi giorni non sono mancate: dall’ex presidente Donald Trump che ha commentato: «È la volontà di Dio La decisione vuol dire seguire la Costituzione e restituire i diritti» a John Biden che ha definito la sentenza della Corte Suprema come «un tragico errore che ci ha riportato indietro di 150 anni, e che mette a rischio la salute delle donne».
Il timore infatti è che venendo meno l’interruzione di gravidanza legale tante donne si rivolgeranno a cliniche private e torneranno a proliferare gli aborti clandestini. A essere penalizzate saranno soprattutto le fasce sociali più deboli che non possono permettersi interventi in cliniche di lusso.
Intanto sono già sette gli Stati che hanno vietato l’interruzione di gravidanza (Utah, South Dakota, Kentucky, Louisiana, Oklahoma, Missouri e Arkansas) mentre altri quattro Stati hanno già chiuso le cliniche dove si praticano gli aborti (Alabama, West Virginia, Wisconsin e Arizona). Unica eccezione, la California, stato libertario per definizione, che ha rafforzato l’impianto normativo per tutelare il diritto di scelta delle donne. E sono già diverse le aziende americane tra cui Apple Intel, Microsoft e Meta che si sono dette pronte a sostenere le spese di viaggio delle proprie dipendenti costrette ad andare in un altro Stato per praticare l’aborto.
Se l’America è spaccata in due tra chi invoca la sacralità della vita (ma quando si tratta di porto d’armi chissà perché la vita non sembra più così sacra negli Stati Uniti) e chi teme di ritornare indietro di 150 anni sui diritti civili, in Europa la preoccupazione è che questa ondata conservatrice possa riversarsi sulle nostre nazioni e sulle conquiste fatte dalle donne negli ultimi 50 anni.
In Italia la legge 194 approvata nel 1978 consente a ogni donna di abortire entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari, ma nella pratica tante donne incontrano difficoltà perché l’obiezione di coscienza dei medici nelle strutture sanitarie è altissima (nel 2020 era del 64%).
L’insegnamento che possiamo trarre da questa vicenda è che un diritto per quanto acquisito non va mai dato per scontato.
Per questo vi chiediamo: sei d’accordo che l’aborto resti un diritto per tutte le donne del mondo?
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