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Stalking al femminile: secondo te è meno grave?

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Un donna di 41 anni, Valentina Pizzale, è stata messa ai domiciliari per aver perseguitato con Sms e telefonate a notte fonda il suo ex: Ettore Sequi, da poco nominato capo di gabinetto del Ministero degli Esteri di Luigi Di Maio.

La donna era già stata denunciata poco tempo dopo la fine della loro relazione (nel 2017) per comportamenti persecutori nei confronti dell’ex compagno, più volte minacciato di voler rivelare dettagli personali sulla loro storia nel tentativo di convincerlo a tornare con lei.

Pur sapendo di essere indagata, tuttavia, Valentina non ha smesso con le minacce e gli inseguimenti tanto che la procura di Roma, dopo l’ennesima segnalazione di Sequi, ha deciso di chiedere la misura cautelare, per reato di stalking.

Non è la prima volta che sentiamo parlare di stalking al femminile, un reato, quello di stalking, introdotto nel Codice penale con la legge 23 aprile 2009, n. 38 sulla violenza sessuale, e reso punibile in tempi più veloci e con pene più severe dalla Cosiddetta legge sul Codice Rosso entrata in vigore a fine luglio 2019.

Ma certamente siamo più abituati ad associare all’uomo il ruolo dello stalker e non alla donna, come d’altronde confermano anche i dati: l’ 80% dei casi riporta di violenze e molestie perpetrate da uomini nei confronti di donne, e nell’immaginario collettivo la violenza femminile viene vista come meno grave di quella maschile, se non altro perché storicamente le donne vengono identificate con il sesso debole e quindi meno pericolose. Il che spiegherebbe anche perché tanti uomini  non sporgono denuncia.

Ma è proprio così? Secondo voi esiste un discrimine anche nel considerare più o meno grave lo stalking al femminile? Rispondete al nostro sondaggio.

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