Sulle spiagge si contano più le persone che non ne hanno di quelli che li sfoggiano. Stiamo parlando dei tatuaggi di ogni grandezza e forma e di una moda che non sembra conoscere interruzioni.
Il 21% degli italiani ha un tatuaggio (1 italiano su 5), e tra questi ci sono sia i giovani (under 35) che gli over 56, mentre il 19% pensa prima o poi di farsene uno (i dati sono dell’Ufficio Studi Coop).
Di pari passo aumentano anche i negozi specializzati di Tattoo (oltre 4000 a fine 2017) e la spesa annuale in tatuaggi degli italiani viaggia ormai sui 300 milioni di euro.
Dell’argomento vi ho già detto altre volte come la penso: non mi farò mai un tatuaggio, più che per falso moralismo perché ho paura degli aghi (già fare i buchi alle orecchie è stato un dramma) e poi penso a quando sarò vecchia con la pelle inflacidita e rugosa. Ci manca anche il tatuaggio…
Personalmente trovo più comodi i trasferelli, quei piccolt tatuaggi temporanei che usavamo da bambini, (chissà se li fanno ancora…) . Si appiccicavano sulla pelle umida, lasciando una figura dipinta che durava un paio di giorni e via, poi se ne andava al primo lavaggio. Mi rendo conto di non incarnare per niente lo spirito del tatuaggio che è invece un messaggio per sempre, ma tant’è.
In questi giorni d’estate, dove si passa la giornata in costume da bagno, se ne vedono davvero di mille colori. Al mare il mio vicino di ombrellone sfoggiava il nome del figlio inciso sul bicipite come fosse un bracciale, e alla mia ingenua domanda sul perché avesse un polpaccio fasciato con il domopak (pensavo a qualche abrasione da difendere dalla sabbia) lui ha risposto che si era fatto fare un tatuaggio da poco e non poteva prendere il sole.
Quando ero ragazzina, a 15 anni, un’amica tornò da una vacanza in Grecia con i genitori con un tatuaggio, se l’era fatto fare di nascosto da un ragazzo conosciuto sul posto. Apriti cielo! Allora non erano certo di moda come adesso, sua madre la sottopose credo a una delle peggiori torture: l’asportazione del tatuaggio.
Oggi che i centimetri di pelle libera diminuiscono di anno in anno sarebbe impensabile. E diciamo anche che il fenomeno è diventato più trasversale, interessa infatti diverse fasce di età: dai 18enni ai 30enni, fino alle 40 e 50enni. Ciascuno ha il suo buon motivo per marchiarsi: le mamme per ricordare un figlio messo al mondo, i ragazzi lo scudetto della squadra del cuore (pare che vadano per la maggiore anche le effigie di Totti e Buffon, per esempio). Resistono anche gli innamorati, ma qui il rischio è enorme: puoi cancellare un amore sbagliato dal cuore, ma sulla pelle ti resterà inciso per sempre.
Del fascino dei tatuaggi (e soprattutto dei tatuatori) ci parla su Confidenze la storia vera raccolta da Elena Vesnaver Sulla pelle. Qui facciamo un piccolo sondaggio: Ti sei mai fatta un tatuaggio?
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