Cosa ne pensi?


Ti senti cittadino europeo?

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La Cronaca di Confidenze di questa settimana è dedicata alle imminenti elezioni europee e alla presunta scarsa partecipazione degli italiani. Nell’articolo si cercano di delineare almeno un paio di validi motivi per andare a votare. Già perché tra il 23 e il 26 maggio 2019 si recheranno alle urne circa 400 milioni di persone per eleggere i deputati del Parlamento Europeo, l’unica istituzione dell’Unione i cui membri sono eletti direttamente dai cittadini per i prossimi cinque anni.

In Italia si vota il 26 maggio, ma molti temono una scarsa affluenza alle urne, alimentata anche dal clima di sfiducia e delusione che serpeggia ormai da tempo nei confronti dell’Europa Unita. Un progetto secondo molti fallito sotto il peso delle autorità di controllo finanziario e secondo altri stretto tra la morsa di superpotenze come Russia, Stati Uniti e Cina che si contendono il boccone d’oro. Ma è davvero così?

Come vivono gli italiani questo importante appuntamento e che cosa significa per ciascuno di noi essere cittadini europei oggi? Che impatto ha avuto l’Europa sulla vita di tutti i giorni e che cambiamenti ha portato?

Al di là dell’unione monetaria e del fatto che giriamo il vecchio continente con in tasca gli euro, uno dei grandi vantaggi è stato l’aver abolito le barriere tra i singoli Stati membri favorendo i commerci: se oggi si può viaggiare liberamente da uno Stato all’altro senza neppure tirar fuori la carta d’identità lo dobbiamo proprio agli accordi di Schengen (1986) e successivamente al trattato di Maastricht (1993) che ha introdotto il concetto di cittadinanza europea.

Che dire poi dei vari progetti Erasmus che molti dei nostri studenti universitari hanno sfruttato come trampolino di lancio per un’esperienza all’estero? Se non ci fossero stati a monte i trattati europei, questi scambi tra università e scuole non sarebbero certo stati possibili con tale frequenza e facilità.

Ma anche nel mondo del lavoro sono state introdotte significative migliorie: le norme sulla sicurezza dei lavoratori e la soglia minima di provvedimenti atti a rispettarle sono state assicurati proprio dalle direttive europee. Lo stesso dicasi sul fronte della telefonia mobile che in questi anni ha beneficiato di tariffe di roaming sempre più vantaggiose per i cittadini.

E allora dove ha fallito l’Europa? Perché si è arrivati nel 2016 al referendum sulla Brexit?

Di certo l’Unione ha fallito nella gestione delle politiche sull’immigrazione, le cui conseguenze sono ricadute ampiamente sul nostro Paese (ma non è il solo, ricordiamoci che la Germania di Angela Merkel nel 2015 accolse un milione di immigrati). Poi nell’assenza di una politica estera comune (ciascun Stato ha un’identità storico-culturale troppo forte per essere disposto a rinunciarvi) e di una difesa comune (il tanto declamato esercito europeo).

Con il risultato che spesso dalla gente comune l’Unione europea viene associata solo con i piani di austerity imposti ai governi da Bruxelles, o peggio con il severo censore che rispedisce al mittente le vongole e telline prodotte dal nostro Paese se non della dimensione giusta, e che penalizza la nostra agricoltura e le imprese nell’import- export.

Per non parlare dello spread, parola di cui nessuno fino a qualche tempo fa conosceva l’esistenza, e che oggi è il convitato di pietra di molte nostre serate davanti al telegiornale.

Non stupisce quindi che per alcuni italiani l’appartenenza all’Europa sia solo un fardello di cui sarebbe meglio liberarsi.

Per questo a poche settimane dall’appuntamento con le elezioni abbiamo pensato di lanciare questo sondaggio: Ti senti cittadino europeo?

 

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