Campeggia in prima pagina del Corriere della Sera di oggi la foto di Fabio Di Lello, 32 anni, insieme alla moglie Roberta, una ragazza sorridente di 34 anni, travolta sullo scooter lo scorso luglio da un’ auto con alla guida un giovane di 22 anni.
Ieri Fabio è entrato in un bar di Vasto, la cittadina dove si sono svolti i fatti, e ha ucciso a sangue freddo con un colpo di pistola Italo D’Elisa, 22 anni, accusato dell’omicidio stradale di sua moglie, poi è andato al cimitero e in un rituale quasi macabro ha deposto l’arma sulla tomba di Roberta, per finire dai Carabinieri a costituirsi. Così ho vendicato mia moglie, ha detto l’uomo.
Credo che ciascuno di noi in cuor suo abbia pensato che Fabio qualche motivo per compiere quel gesto ce l’avesse, e se è vero che non è lecito farsi giustizia da soli in uno stato di diritto, è anche lecito che un cittadino si senta tutelato da quello stesso diritto invocato.
In questa triste storia dove tre giovani vite sono state bruciate (che futuro potrà avere Fabio se non il carcere?) il vero colpevole sembra la Giustizia e la lentezza dei suoi processi.
Il ragazzo che aveva investito la donna era stato rinviato a giudizio alla fine del 2016 e girava a piede libero come se nulla fosse successo (ma perché nel frattempo non li mettono ai servizi sociali o a fare qualcosa di utile per la società, in attesa di giudizio?).
A fine dicembre i familiari di Roberta avevano organizzato una fiaccolata per ricordare che aspettavano giustizia. Ieri il triste epilogo. Per questo vi chiediamo: Fabio Di Lello merita uno sconto di pena?
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